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Alla riscoperta di: "La Badia"

Tra le colline che precedono l’abitato di Quarona, esistono piccoli angoli tranquilli da cui affiorano massi e costoni di rocce più o meno alte. Poco sopra ai prati conosciuti come quelli della “Badia”, dove si incrociano i sentieri per Vanzone, Lombaretto e Quarona, risaltano pareti che non potevano non attrarre l’attenzione del popolo verticale.
Alla riscoperta di: "La Badia"

"Candigina" 7a+

Già dagli anni 1975/76 alcuni impavidi alpinisti locali, con l’intento di salire le pareti in questione a scopo di allenamento, iniziarono l’esplorazione del luogo. Martino Moretti, Roberto Calzoni, Renzo Tribbia, furono fra i primi a piantare qualche chiodo sulla parete.

Bisogna attendere gli anni ottanta, per vedere la comparsa dei primi spit artigianali, per mano di ignoti,  su quelle che poi vennero chiamate le “Placche del Bodrigotto” . Ma è solo negli anni ’90 che parte la sistematica opera di chiodatura della zona: un nutrito gruppo di climbers, capitanato da Martino Moretti e composto da Deiana, Paglino, Gilodi e Zanada, danno vita a una bella falesia, attrezzando una trentina di tiri piacevoli e mai banali, articolati lungo placche ed esigenti muri verticali a tacche.

Questa falesia, insieme alla vicina “Falesia del Laghetto” e la facile “Paretina del Gibellino”, rappresentò una bella zona di interesse per l’arrampicata sportiva, comoda e poco distante dal centro abitato di Quarona. Anche i sassi sottostanti alla “Falesia della Badia“ vennero presi di mira e le prime linee facili e abbordabili vennero salite.

Con il passare degli anni, esaurito l’interesse iniziale, forse complici le fastidiose zanzare che abitavano la zona della cascata, forse la selettività dei tiri oppure  la chiodatura a tratti un po’ “alpinistica”, la falesia scivolò nel disinteresse più totale e cadde nell’oblio. Fino a quando qualcosa cambiò.

Tra il 2006 e il 2007 iniziò una sistematica opera di pulizia e catalogazione dei massi dell’area, ad opera di un gruppo di boulderisti locali. Vennero liberati un buon numero di passaggi (sovente facili e “didattici”) su tutti i sassi sparsi nei boschi della zona e, poco alla volta, anche alla falesia furono rivolte le giuste attenzioni. Nel 2008 iniziarono i lavori di pulizia e richiodatura, diretti da Martino in collaborazione con Alberto Zucchetti e Alberto Zanada.

Attualmente una trentina di tiri sono a disposizione di tutti gli arrampicatori, rinchiodati a fix 10mm e muniti di soste con catene e moschettone. Le vie sono di livello medio-alto, anche se non mancano lunghezze più abbordabili.; meritano le "tecnicissime" placche, selezionano gli strapiombi, “bastonano” i muri verticali. Alcuni gradi sono da confermare e si auspica un po’ di dedizione e pazienza da parte di arrampicatori più dotati per liberare alcuni tiri del paretone centrale.

Il grip in inverno è eccezionale, nelle giornate fredde e terse accompagnate dal cielo azzurro l’aderenza è perfetta e ci si “appiccica” sulle placche che è un piacere.

Dopo l’estate è facile trovare qualche foglia in più sulla parete e magari le prese di alcuni tiri necessitano una ripulita. Senza timore, per partecipare alla riapertura stagionale, spazzole alla mano e in “quattro e quattr’otto” la parete torna splendente!!

Tutto ciò sempre se lo desiderate, altrimenti madre natura tornerà a riappropriarsi di tutto ciò che è suo.

L'elenco completo delle vie richiodate.

Sul paretone principale, da sinistra a destra:

A destra di una zona rotta, sullo strapiombo, abbiamo:

Sulla “Placca del Bodrigotto”:

Sulla parete di destra:

Si ringrazia la Guida Alpina Martino Moretti per tutte le preziose informazioni.


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