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Ara 2018 B.C.

Dopo lunghi week-end di maltempo, la Pasqua di quest'anno regala (finalmente) una giornata di sole. Saltiamo a piè pari il pantagruelico pranzo domenicale e ci rechiamo ad Ara, per trascorrere una piacevole giornata di arrampicata, con un pizzico di nostalgia dei tempi passati.
Ara 2018 B.C.

La partenza di "Spit blu" (climber: Nadia Lacerra)

I ricordi scorrono nella mia mente: la prima volta che mi hanno portato ad Ara era un pomeriggio estivo di giugno, le scuole erano finite e iniziavano le vacanze. Dopo alcuni incontri in Pietra Groana, le serate di arrampicata organizzate dal CAI di Borgosesia si spostavano in questa falesia considerata al top. Io, mio fratello e i miei amici quindicenni eravamo emozionati!

Correva l'anno 1989 e di anni ne sono passati....

Non saprei dire quante volte ci sono stato: “sbinocolavo” da casa per vedere se in parete c'era qualcuno, quindi salivo da solo in falesia e chiedevo gentilmente una sicura; ad alcuni climbers avrò magari dato anche fastidio, visto che gli scroccavo pure una sigaretta.

Qui ho conosciuto una marea di persone che mi hanno sempre trasmesso qualcosa: chi il metodo risolutivo per risolvere quel passaggio particolare, chi alcuni “segreti” o aneddoti della falesia, chi suggerimenti e tabelle di allenamento e anche chi mi ha chiamato a lavorare con lui in sala di arrampicata.

A quei tempi c'era un passaparola fra climbers frequentatori della falesia, una sorta di “tam-tam” fra arrampicatori che ti permetteva di apprendere nuove cose, manovre, sicurezza, metodi per risolvere i tiri. Ma si sa, gli anni passano e poco alla volta tutto questo è andato un po' perduto.

Erano altri anni, fine ottanta, inizio novanta. La falesia di Ara ha sulle sue spalle più di trent'anni e io ci sono invecchiato insieme. Avventure, arrampicate, richiodature, pulizie dei rovi, bollinature del sentiero, animali selvatici incrociati lungo il cammino e qualche bel viperozzo che scappava fra i sassi.”

Perso fra i ricordi torno al presente. In una pausa fra un tiro e l'altro, mi sorgono spontanee alcune domande: a distanza di tutti questi anni, cosa è cambiato? Come si vedono le vie di allora con gli occhi di oggi?

Visto da buon "local", sicuramente alcuni tiri appaiono un po' troppo vicini uno con l'altro, altri hanno subito leggere modifiche a seguito della richiodatura e altri vengono risolti con metodi più semplici rispetto a una volta (mannaggia la mania degli anni ottanta di salire dritti sugli spit!). I gradi sono sempre stati stretti e lo sono ancora, l'untume cominicia a farla da padrone, ma tant'è, fa parte del gioco.

Per fare il punto sulla situazione, ecco allora esempi e aneddoti di alcuni fra i più famosi tiri della falesia.

Krudelia, 7c (oppure 5+, come riportava erroneamente la vecchia guida di ALP del 1989) saliva più dritta sui primi tre spit rispetto ad adesso. Una fucilata in partenza, con tanto di presa brutta che, staccandosi, ha generato quel “bel triangolone” dove si può cambiare mano. E poi via diretti verso l'orecchia di sinistra, dove si moschettona. Successviamente la chiodatura è stata spostata leggermente a destra, dando la possibilità di eseguire movimenti più atletici ed estetici. E per finire l'uscita: diretta sul muro grigio finale c'è ancora da strizzare ma salendo più a sinistra si può raggiungere la catena più “allegramente”.

Nouvelle Mission, 7b+ forse anche più dura della precedente, visto le tacchette che ci sono ma è soggettivo. La partenza però, veniva effettuata più diretta, con l'eliminante di non usare il muro di destra per divaricare e con un tallonaggio/incastro di piede che non ho mai capito neanch'io come cacchio si fa... Negli anni sono saltati un paio di appoggini sul muro finale, rendendo più faticosa la ricerca dei giusti equilibri sui piedi.

Stars & Stripes, 7b che una volta era dato 7a+ (Gnerro docet). Dalla manetta a metà tiro, dopo che si era già sputato sangue, si afferrava una microtacca (micromerda direi) in alto a sinistra, da stringere bene per raggiungere le piccole prese successive. Il bordo del tetto di destra non era nemmeno contemplato; la richiodatura a resinati ha permesso di trovare una sequenza meno aleatoria ma pur sempre (a mio parere) dura.

Dolce Nicole, 7b Ricordo ancora una foto sulla guida di Alp “I luogi della libera” che ritraeva un climber egregiamente rannicchiato sul bordo di questo tetto. Ai giorni nostri questo passaggio da ancora parecchi problemi. La sequenza diretta, veniva affrontata a destra dei resinati, bloccando in allungo e incastrando la gamba nella fessura orizzontale sottostante. Raggiunto il bordo fuori dal tetto, con un paio di chiusure su biditi veramente piacevoli, si continuava sulla bella (e tutt'altro che banale) placca grigia superiore. Negli anni ci si è spostati sempre più a sinistra, togliendo un po' di “boulderosità” al passaggio singolo iniziale, ricalcando così quella che era una “variante” che collegava la partenza di “Spit blu” con la placca di “Dolce Nicole”.

Apartheid, 7a+ una bella colata nera, uno splendido “festival delle tacchette” e dell'arrampicata tecnica, a cui si può aggiungere un pò di difficoltà. Basta non usare lo “scivolo” di sinistra per il piede in partenza e... buona arrampicata!! A proposito: l'uscita della via è a destra, verso "Stars & Stripes" ma si può fare anche a sinistra (un "zic" più facile).

Tempo per respirare, 6a+ (il più duro della falesia!?!). Anche questa via è stata soggetta ad una “variante”: richiodata un poco più a sinistra della linea originale, ha lasciato spazio ad un altro itinerario, “Spit Blu” (nome dato dalle piastrine colorate di un tempo) che segue un bel muretto nero.

Anno della tigre, 6c A circa tre quarti della via si passa molto vicini alla lama di “Tempo per respirare”; anche qua si usava provarla senza utilizzare questo buon riposo, ne con le mani e tantomeno con i piedi. Purtroppo lo spazio a disposizione è quello che è: stando a sinistra, si rischia di incappare nelle prese di “Sisteron”. Ma poco importa, tanto l'uscita della via può mettere ancora in crisi...

Mamy on sight, 7a+ il festival dei bididti e dei monoditi. Qui è obbigatorio posizionare bene i piedi per non patire quella sequenza di buchetti che tritura le falangi. Poi un giorno scopri per caso che, a sinistra del secondo anello resinato è possibile, con un discreto allungo, raggiungere il buco buono (se sai dove si trova) e far precipitare la gradazione rovinosamente verso il basso.

Frikka Frikka, 6a/b questo traversino "non se lo caga" mai nessuno, complice anche la bella divaricata in camino iniziale. Si parte da "Ciccione" per poi traversare a sinistra verso “Apartheid” dove, nella sua richiodatura, uno spit collocato un pochino più in basso del previsto, risulta scomodo e fuorviante per concludere questo breve traverso.

Frikka Frikka 2014, 6a/+ c'era una volta “Arbeit macht fleisch” (titolo di una canzone dei Carcass!!) che, in comune con “Frikka...” saliva sulla parete principale per poi continuare autonomamente sulla sinistra, puntando dritta verso il tetto. Ecco, con l'aggiunta di qualche fix iniziale nel 2014, ora si può affrontare a cuor leggero il camino in divaricata. Da considerare un pò di più.

E non dimentichiamo anche qualche “link” possibile fra le vie del paretone, collegamenti e concatenamenti nati (non proprio tutti) in questi ultimi anni, per mano degli assidui frequentatori della falesia.

Sisteron” diretta: è possibile un'uscita più diretta, praticamente sulla pancia nera di “Anno della tigre”, così da far aumentare leggermente la difficoltà. Ultimo spit e sezione su tacche in comune con la via precedente.

Anno per respirare”: si può salire la prima parte di “Anno...” e quindi, raggiunta l'evidente lama di “Tempo...”, spostarsi su quest'ultima e continuare fino in catena (difficoltà: 6b+). Se poi a metà tiro di “Anno...” si devia a sinistra su “Sisteron”, salta fuori un'altro bel link di resistenza, su tacche sempre decenti (6b+).

Tempo per blu”: si parte con il “famigerato” passo iniziale di 6a+ di “Tempo...” e poi, ripercorrendo in parte la vecchia linea di salita, si procede sul muro nero di “Spit blu”, con annesso passaggio finale di dita (6b+).

Spit-Nicole”: questa è la variante più “anziana” di tutte. Quando è stata chiodata “Spit blu” (1992-93) si è resa possibile la salita della bellissima placca di “Dolce Nicole” evitando il tetto. Si affronta così una placca di 6c+ (gradazione locals primi anni novanta) molto esigente e tecnica. A mio modesto parere 7a ci starebbe benone...

"Dolce variante": nasce come via autonoma ma il tetto non era mai stato liberato. Quindi, in fase di richiodatura (1996) viene risistemata solo la parte alta, così da permettere la salita del muro verticale, però solo dopo aver fatto il chiave di "Dolce Nicole". Un paio di anni fa si è scoperto che il tetto si può fare, ma ricalca molto la sezione dura della via vicina (prima o poi richioderemo anche la partenza).

"Figli dell'ebola diretta", 7c anche qui è stato aggirato il duro passo iniziale, chiodando la variante di destra di 6c; ora, con gli anelli resinati nuovi, si può provare tranquillamente.

"Edizione limitata", 8a+ un collegamento fra "Nouvelle mission" e "Krudelia", sui fantastici monoditi!! Il grado è un po' duro per me, non avendola mai provata mi baso sulle parole di altri arrampicatori: forse un eliminante ci potrebbe anche essere, ovvero quello della presa piatta in alto a destra del 7b+...

 

Altre curiosità nell'articolo "Ara e i favolosi anni ottanta" di Davide Zanino su "Valsesia Rock" (Ed. Versante Sud 2015).

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