Senza troppi giri di parole, queste le novità salienti per il prossimo autunno:
Laboratorio (o Masso di S. Antonio): nell'ambito di un progetto promosso dall'Ente Parco, sono stati ultimati alcuni lavori di "ristrutturazione", ad opera di Nicola Degasparis. Alcune vie nuove e altre allungate.
Falesia del Cuore: l'instancabile Sandro "Boris" Borini ha attrezzato nuovi tiri, in questo grande antro al riparo dalla pioggia. E altri stanno nascendo...
Casa Capietto bassa: abbiamo recensito questa falesia perché, a nostro parere e dopo un paio di sopralluoghi estivi, riteniamo valga la pena andare a farci un giro, ed è un peccato che non venga frequentata come si deve!
Masso di Piode: inserito nello stesso progetto sopracitato (vedi "Laboratorio"), dalla manciata di vie presenti ora se ne contano circa una ventina. Alcuni gradi da confermare.
E poi non dimenticatevi delle falesie di "Copacabana" e "Afterwork", di cui abbiamo ampiamente parlato lo scorso anno e del "Pilastro Balmelle", la più invernale delle tre.
Buone arrampicate!!
]]>Riportiamo qui di seguito le informazioni raccolte da Nicola:
“In Valsesia molto spesso è difficile reperire informazioni corrette su vie e falesie, anche dagli stessi apritori; però una volta pubblicate le guide, poco alla volta saltano fuori gli errori. Un ringraziamento speciale va a Gae Valle di wildtrekking.org per le sue preziose informazioni, sempre molto precise e dettagliate!!”.
Nic
1.Via Esposito Ferrari
Primo tiro Gianfranco Ferrari - Ercole Esposito nel 1942
Secondo parte Vinatzer e compagni della Val Gardena
Ultimo tiro Gianfranco Ferrari - Ercole Esposito
2.Via Bertone
Giorgio Bertone - Danilo Saettone nel 1960
In realtà il percorso originale nella seconda parte saliva più a sinistra su una fessura rispetto la linea odierna.
2bis. Variante Covelli
Gianni Covelli con diversi compagni nel 1978
3. Negri - Castiglioni (Prima salita alpinistica)
Carlo Negri - Ettore Castiglioni nel 1935
Prima salita alpinistica della Torre, la moderna “Via Normale” è in realtà una variante più semplice per raggiungere il passaggio della “foglia”.
4. Francione Guala
Pier Carlo Francione - Gian Piero Guala nel 1974
5. Sumo
Martino Moretti nel 1988
6. Re Bonfanti
Aldo Granelli - Mirko Longo nel 1985
7. Via Normale (Variante Mora Sacchi)
Mora - Sacchi nel 1953
8. Via Pastore
Aristide Galbusera - Leonardo Annovazzi nel 1975
9. Variante Finanzieri
Silvio Mondinelli - Roldano Sperandio nel 1985
10. Via Nord
Piero Gaudino - Carlo Grivelli nel 1958
11.Hajdi
Marco Cunaccia - Martino Moretti tra il 2000 e il 2006
Tutte le altre informazioni su accesso, lunghezza e gradi delle vie, si possono trovare sulla guida d'arrampicata “Valsesia Rock” (2015 - ed. Versante Sud).
Ricordiamo inoltre che, nel novembre 2019, le GA della Scuola di Alpinismo Nicola Degasparis e Giancarlo Crotta, hanno richiodato e pulito la “Via Normale” (1°tiro variante Mora-Sacchi).
Il numero e la distanza delle nuove protezione è stata mantenuta identica alla precedente richiodatura degli anni '90, fedele all’originale. Per una ripetizione, oltre al materiale minimo per l'arrampicata delle vie multipitch, si consiglia comunque anche una serie di friends se non si padroneggia almeno il V grado. Chiodatura distanziata.
Non per nulla intimoriti da questo clima alquanto bizzarro, ci siamo recati, in più riprese e in due differenti week-end, verso l'alta valle e più precisamente nei dintorni di Mollia. Ed è proprio qui che la nostra curiosità di climbers è stata appagata: ben due falesie diverse sono state recentemente attrezzate, con caratteristiche differenti, che sicuramente soddisferanno gli arrampicatori di medio livello, i principianti, i bambini e i neofiti di questo sport.
Per la verità non si tratta di novità assolute, nel senso che sopra al paese di Mollia era già presente una falesia, purtroppo rimasta sempre poco frequentata, quindi si tratta di una rivalorizzazione; invece la falesia di Casa Capietto era già conosciuta da tempo e, a partire dall'estate 2013, è stato chiodato un settore situato poco più in basso del principale.
Ma andiamo per ordine.
La "Parete Bianca", ben visibile dalla statale quando si raggiunge Mollia, è costituita da due settori, uno alto (non ancora richiodato) e uno basso, denominato "La Scuola". Nella primavera del 2014 sono stati attrezzati una ventina di nuovi itinerari, di difficoltà compresa tra il 4a e il 6b, articolati prevalentemente su placca. La distanza tra le protezioni permette a tutti i principianti di scalare in totale sicurezza e il grande lavoro di sistemazione della base rende accessibile il settore anche alle famiglie con bambini. Per raggiungere la falesia è necessario seguire le indicazioni per le frazioni "Grampa" e "Piana Fontana" (dove si parcheggia) per poi imboccare un sentiero che dal parcheggio in cinque minuti conduce alla parete, ben visibile. Di tutte le vie presenti noi consigliamo: Pippi calzelunghe 5a, Kattivissimo me 5c, L'era glaciale 5c/6a, Hulk 6a+, Ralph spaccatutto 6b+. Tutto il lavoro è stato reso possibile grazie al contributo economico del Comune di Mollia, alla volenterosa opera delle Guide Alpine "Liskamm 4000", Martino Moretti, Marco Cunaccia, Pietro Garanzini, al contributo della GdF di Alagna e della Guida Alpina Fabrizio Uberti.
Casa Capietto, settore basso: anche qui, come per la falesia principale, una roccia che non ti aspetti, molto lavorata e articolata, con dei muri tagliati perfettamente verticali su cui sono presenti una grande quantità di prese piccole. Rispetto alla falesia trattata precedentemente, le difficoltà si alzano parecchio e le vie non sono così immediate da fare on-sight: la scalata risulta essere sempre tecnica e sono richieste dita allenate e buona padronanza nell'uso dei piedi. Dopo i lavori dell'estate scorsa, si contano una quindicina di itinerari, tra il 6a e il 7b+, con prevalenza di tiri di media difficoltà. Viste le potenzialità della falesia, sicuramente a queste vie presenti presto se ne aggiungeranno delle altre. Noi abbiamo provato solo pochi tiri, ci permettiamo di segnalare L'angusta 6a, una via "di altri tempi", che supera un acrobatico diedro-camino e una bella fessura, Pas mal 6a, un muro verticale con lama iniziale, da non sottovalutare e che a tratti sconfina nel "seiappiù" e La piaga 6b+, un difficile muro verticale a reglette e tacche molto piccole. Anche qui i principali chiodatori sono state le Guide Alpine locali, Marco Cunaccia, Martino Moretti e Giancarlo "Gianca" Crotta.
Per raggiungere il settore, parcheggiare presso la frazione di Casa Capietto, seguire il sentiero fra le case e svoltare a sinistra in prossimità di una fontana. Dopo pochi minuti al bivio per la falesia superiore (vedi indicazioni) continuare a sinistra su un sentiero segnato a bollini rossi che in quindici minuti conduce alla base della parete. Trovate nomi e gradi delle vie segnati alla base.
Buone arrampicate a tutti e a presto per altre interessanti novità!!
]]>Bisogna attendere gli anni ottanta, per vedere la comparsa dei primi spit artigianali, per mano di ignoti, su quelle che poi vennero chiamate le “Placche del Bodrigotto” . Ma è solo negli anni ’90 che parte la sistematica opera di chiodatura della zona: un nutrito gruppo di climbers, capitanato da Martino Moretti e composto da Deiana, Paglino, Gilodi e Zanada, danno vita a una bella falesia, attrezzando una trentina di tiri piacevoli e mai banali, articolati lungo placche ed esigenti muri verticali a tacche.
Questa falesia, insieme alla vicina “Falesia del Laghetto” e la facile “Paretina del Gibellino”, rappresentò una bella zona di interesse per l’arrampicata sportiva, comoda e poco distante dal centro abitato di Quarona. Anche i sassi sottostanti alla “Falesia della Badia“ vennero presi di mira e le prime linee facili e abbordabili vennero salite.
Con il passare degli anni, esaurito l’interesse iniziale, forse complici le fastidiose zanzare che abitavano la zona della cascata, forse la selettività dei tiri oppure la chiodatura a tratti un po’ “alpinistica”, la falesia scivolò nel disinteresse più totale e cadde nell’oblio. Fino a quando qualcosa cambiò.
Tra il 2006 e il 2007 iniziò una sistematica opera di pulizia e catalogazione dei massi dell’area, ad opera di un gruppo di boulderisti locali. Vennero liberati un buon numero di passaggi (sovente facili e “didattici”) su tutti i sassi sparsi nei boschi della zona e, poco alla volta, anche alla falesia furono rivolte le giuste attenzioni. Nel 2008 iniziarono i lavori di pulizia e richiodatura, diretti da Martino in collaborazione con Alberto Zucchetti e Alberto Zanada.
Attualmente una trentina di tiri sono a disposizione di tutti gli arrampicatori, rinchiodati a fix 10mm e muniti di soste con catene e moschettone. Le vie sono di livello medio-alto, anche se non mancano lunghezze più abbordabili.; meritano le "tecnicissime" placche, selezionano gli strapiombi, “bastonano” i muri verticali. Alcuni gradi sono da confermare e si auspica un po’ di dedizione e pazienza da parte di arrampicatori più dotati per liberare alcuni tiri del paretone centrale.
Il grip in inverno è eccezionale, nelle giornate fredde e terse accompagnate dal cielo azzurro l’aderenza è perfetta e ci si “appiccica” sulle placche che è un piacere.
Dopo l’estate è facile trovare qualche foglia in più sulla parete e magari le prese di alcuni tiri necessitano una ripulita. Senza timore, per partecipare alla riapertura stagionale, spazzole alla mano e in “quattro e quattr’otto” la parete torna splendente!!
Tutto ciò sempre se lo desiderate, altrimenti madre natura tornerà a riappropriarsi di tutto ciò che è suo.
L'elenco completo delle vie richiodate.
Sul paretone principale, da sinistra a destra:
1 | Don Juan | 35m | NL | |
2 | Viaggio a Ixtilan | 35m | 7a+ | (grado da confermare) |
3 | Pro TAC | 35m | 7a | (grado da confermare) |
4 | Catetere | 30m | 6c | Diedro, placchetta e tetto |
5 | Cactus | 30m | NL | Muro strapiombante |
6 | Astio | 28m | 6b+ | Sezione chiave su tacche oblique |
7 | Tamrit | 18m | NL | |
8 | Gighibombò | 28m | 7b | |
9 | Futura | 28m | NL | |
10 | Ciavèl | 20m | 7b+ | Intensa su tacche. Grado da confermare |
11 | Fenny Hill | 20m | 6c | Arrampicata atletica su muro verticale a tacche |
12 | Vunciaria | 18m | 6a | Fessure e lame |
A destra di una zona rotta, sullo strapiombo, abbiamo:
13 | Soda Caustica | 25m | 7b? | Liberata senza una presa incollata che si è staccata… Dura sezione finale |
14 | Muniaca | 22m | 6c+ | Strapiombo atletico e uscita “mozzafiato” |
15 | Candigina | 18m | 7a+ | Intensa fessura strapiombante |
Sulla “Placca del Bodrigotto”:
16 | Placca del Bodrigotto | 25m | 5a | Placca aerea e tecnica. Da non perdere |
17 | Placca del macellaio | 25m | 6a | Placca tecnica con sezione impegnativa |
18 | Incompresa | 30m | 6a+ | Si stacca dalla via successiva dopo i primi spit e continua su un piccolo diedro fessurato |
19 | Aspettando Buba | 30m | 6a+ | Eccellente tiro lungo e vario, con finale aereo |
Sulla parete di destra:
20 | Shit dwarf | 20m | 7a+ | La via percorre uno spigolo atletico |
21 | Attrito statico | 20m | 6b+ | Splendida placca tecnica |
22 | Surplas | 20m | 6b | Costretta tra le due… |
23 | Diedro di Odino | 20m | 5a | Divertente diedro fessurato |
24 | Cerrotore | 25m | 6c+ | Tecnica su tacchette con uscita “acrobatica” poco intuibile |
25 | Fisteroyl | 20m | 7b+ | Intense sezioni strapiombanti |
26 | Tamoil | 20m | 6b+ | Tecnica ed atletica, con un bel passaggio iniziale |
27 |
Urka |
20m | 6a | Via fisica su lame oblique |
28 | Travers | 15m | 3c | Facile traverso |
29 | Il Peru-viano | 12m | 6a+ | Fessura e leggero strapiombo |
30 | Gildo Creek 2 | 12m | 6a | Breve muro atletico |
Si ringrazia la Guida Alpina Martino Moretti per tutte le preziose informazioni.
Buona lettura...
"Roccia e Mistero" di Dino Deiana
Salendo la strada che porta ad Alagna, giunti all'altezza di Quare bivio per Rassa si nota l'evidente sperone dove termina la parete Calva. Molti a questo sperone attribuiscono sembianze di volto umano e forse non a torto, considerando la storia e l'alone di mistero di cui questo luogo è portatore. La parete vera e propria si può notare benissimo da Piode. E' un anfiteatro di granito con forma di trapezio rettangolare, ha una base di circa 500m ed è alta circa 200m. L'esposizione a sud e la sua forma, che la ripara dalle correnti fredde, bastano a far si che con un pur minimo sole la temperatura raggiunga livelli gradevoli.
E' la prima parete vera e propria che si incontra salendo in Valsesia. Forse è per questo, proprio perchè è impossibile non notarla, spoglia dagli alberi di cui la terra circostante è ricca, che qualche viandante dei secoli addietro l'ha battezzata col nome che ci è noto, prendendo magari spunto da un problema estetico che l'affliggeva. Ma per esserne certi bisognerebbe correre indietro nella storia. Ci è noto, infatti, che nei primi anni del 1300 Fra Dolcino si rifugiò nel pianoro sommitale alla parete Calva per sfuggire ai suoi inseguitori. Il Pian dei Gazzari porta infatti questo nome perchè per circa un anno qui si rifugiarono i seguaci di Dolcino così chiamati. E' un punto strategico eccezzionale, facilmente difendibile da eventuali attacchi e da cui si possono controllare le mosse del nemico.
Anche alpinisticamente questa parete ha la sua storia avvolta di mistero.
Nel nostro ambiente corrono voci che in molti si era cercato di scalarla ma senza buoni risultati. Tempo fa una lettera anonima è stata recapitata a Martino dicendo che la nostra via non era la prima ma che già nel '36 qualcuno aveva salito la parete. Noi durante la nostra prima ascensione abbiamo trovato dei vecchi chiodi in un canalino marcio e impraticabile a chi ha coscienza alpinistica. Può darsi che allora fosse praticabile, ma l'erosione dell'acqua ha oggi cancellato la possibilità di una salita sicura. Questo canalino termina sotto a degli strapiombi per cui gli ipotetici salitori debbono aver raggiunto il pianoro sommitale attraverso delle cengie che in quel punto tagliano la parete verso sinistra.
Spinto da tanto mistero toccò anche a me arrivare alla base della parete per studiare qualche punto debole ma tornai a casa molto scettico sulle possibilità di ottenere buoni risultati in una ipotetica sfida con quegli strapiombi lisci e compatti. Tempo dopo, seppi che anche il mio amico Martino aveva avuto i miei stessi propositi. Unimmo le nostre forze e in un freddo mattino di novembre, con molto pessimismo in corpo, andammo all'attacco. Subito la parete si mostrò povera di appigli e fessure, da farci cambiare itinerario parecchie volte. ci volle molta umiltà per portare a termine il nostro progetto. Se "lei" era coriacea, noi non volevamo essere da meno. Al terzo tentativo riuscivamo a portare a termine la salita in arrampicata libera e con mezzi tradizionali. Per ben due volte tornammo a casa con la luce delle pile frontali e con molte spine in corpo, e non erano solo spine di rovo, quelle...!
Er il 19 febbraio 1984, quando visitammo per la prima volta il Pian dei Gazzari salendo per quell'imprendibile parete. In quei posti che videro uomini che sacrificarono la propria vita per i propri ideali di libertà e che influenzarono non poco la storia religiosa e politica di quei tempi, ci siamo sentiti obbligati di dedicare la via a Fra Dolcino.
Per noi, io e Martino, questo luogo ha qualcosa di sacro e parlando con molta gente abbiamo percepito un alone di religiosità nelle parole di queste persone. Vorrei invitare chi vi si reca ad avere rispetto per l'ambiente incontaminato che troverà, se non rispetto religioso almeno un rispetto ecologico.
La seconda via che in questa parete abbiamo tracciato, anche se tecnicamente più difficile della prima, l'abbiamo percorsa in tempi più brevi e con uno spirito diverso da quello che ci coinvolgeva nella prima salita. Solo una volta siamo tornati a casa respinti da un'impossibile chiodatura "sicura" in una placca compatta e repulsiva. Ma un caldo mattino di novembre questa volta ci ha resi ottimisti e coraggiosi e quel senso di pace e tranquillità, necessari per queste cose, ci veniva dai bellissimi colori autunnali da cui era dipinta la valle intorno a noi.
La placca che ci respinse venne superata non senza difficoltà, con una spontanea chiodatura costellata di acrobazie e imprecazioni e anche il seguito non fu da meno: ma, come vi ho già detto, quel giorno c'era un qualcosa di magico che ci circondava e ci fu impossibile tornare a casa senza aver concluso l'itinerario propostoci. Fu in una sosta in cui ero quasi appeso a due friends che gridai a Martino che la via andava a finire in quella di Fra dolcino e lui prontamente, in uno slancio di fantasia mi rispose: allora la chiameremo "Margherita va da Dolcino".
E così fu che venne battezzata la seconda via che percorre la parete Calva.
Adesso abbiamo interrotto l'alone di mistero alpinistico che avvolgeva questa parete. C'è l'alone storico che rimane ma quello non è compito nostro risolverlo, anche se ci piacerebbe saperlo risolto dagli storici e che giustizia fosse fatta su Dolcino e la sua gente.
Dino Deiana
Questa falesia ha origini lontane, si parla dei primi anni ottanta, quando il locale distaccamento del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Alagna attrezzò i primi itinerari, sfruttandoli come allenamento propedeutico alle salite sul Monte Rosa.
Nell'ultimo periodo la chiodatura iniziava a risentire il peso degli anni: il rinnovo effettuato da Boris giunge come un toccasana e riconsegna la falesia al popolo degli arrampicatori del nuovo millennio. La difficoltà media degli itinerari si assesta intorno al 6a-6c e sovente l'arrampicata risulta essere molto tecnica su muri leggermente appoggiati o verticali, con tacchette nette per le dita. Non mancano le vie facili per chi vuole avvicinarsi all'arrampicata sportiva in tutta tranquillità: nel settore sinistro "regna sovrano" il grado 5c-6a, mentre nel settore destro alcune belle e facili placche soddisfano il principiante più esigente. Il settore centrale, costituito da un bel pilastro di 35 metri, è terreno di gioco riservato agli arrampicatori di medio livello, padroni del grado e di una buona abilità motoria.
Chiodatura super sicura a fix inox da 10mm, catene con moschettoni alle soste, lunghezza dei tiri 25-35m, bacheca alla base e, ciliegina sulla torta, una nuova via multipitch sul lato destro della falesia e un paio di tiri estremi su strapiombi accentuati. Consigliamo a tutti una visita durante i mesi estivi, temporali permettendo: a nostro parere la parete offre il meglio di se nel mese di settembre, dove temperature, luci e colori rendono più piacevole la giornata di arrampicata.
]]>Da quel momento la parola è passata all'attivissimo Martino Moretti, valorizzatore del luogo negli anni '90 che, coadiuvato dall'aiuto di Mattia Polla, Alberto Zucchetti, Alberto Zanada e altre volenterosi climbers, ha concretizzato il suo progetto di risistemazione della falesia. Risultato? Rinasce la “Falesia della Badia”, grazie alla pulizia effettuata alla base della parete, la riattrezzatura di una ventina di tiri e l'apertura di alcuni nuovi. Il settore, ben soleggiato dalla tarda mattinata, esposto a ovest e al riparo dal vento, è frequentabile nelle mezze stagioni e in inverno nelle giornate più miti.
Spostandosi verso Varallo, nel corso del 2008 è stata chiodata da parte di Paolo "Baga" Bagatin e Roberto "Fenix" Fenaroli, grazie al contributo del CAI Varallo (che ha fornito gran parte del materiale) la falesia denominata " Bric Brac Bruc". La parete, "incastonata" e sperduta tra i boschi posti sulle rive di fronte al paese di Valmaggia, offre un'arrampicata piacevolmente tecnica e fisica allo stesso tempo, su roccia molto lavorata e varia. I tiri presenti ad oggi sono circa una decina, dal 5c al 7b, con prevalenza di vie di medio livello e alcune ancora da liberare. Segnaliamo i seguenti itinerari: "La rambla del sol", il primo a sinistra, molto bello e vario, con muretto atletico iniziale e placca tecnica finale. Spostandosi verso destra, le successive tre vie di difficoltà 7a, 6b e 6c, si sviluppano su muri strapiombanti e atletici con roccia lavorata; e per concludere, due vie in placca appoggiata, assestate sul 5b e 5c.
La fresca e "ombreggiata" esposizione favorisce la frequentazione della falesia nelle mezze stagioni ma soprattutto nel periodo estivo. L'accesso avviene seguendo un sentiero indicato a bollini arancioni che parte a sinistra della carreggiata, dopo aver attraversato il ponte di Morca. 25 minuti di cammino.
Salendo verso l'alta valle, un nuovo settore è nato alla falesia delle “Alpe Boracche”. Alberto Zucchetti ha attrezzato, sulla sinistra della parete, una decina di nuovi monotiri. Le vie sono per la maggior parte verticali e appoggiate, e offrono un'arrampicata sempre varia. La prima lunghezza di “Tiro mancino” e “Vento del nord”, itinerari di più lunghezze da integrare, sono stati chiodati a spit, rientrando di diritto nell'elenco dei monotiri del settore. Ricordiamo che la falesia si trova ad un'altitudine di 1200m circa ma gode di un'esposizione a sud molto favorevole: salvo nevicate il luogo è frequentabile anche in inverno. Occorre però affrontare una discreta camminata ma ne vale la pena. Corda da 70m vivamente consigliata. Le vie del nuovo settore sono: Senora por favor 6b+, Chi non vola è un vile 7a+, Tiro mancino 6c+, Regalo di natale 6b, Ammazzaliturchi 6b, Grande bongo 6b+, Gazzonca 6c, Vento del nord 6b, Acuna matata 6a, Una vita ai 100 all'ora 6c+, Dagli un'altra chance ?, Valigetta 5b.
E per concludere, ad Alagna alcuni cantieri sono stati ufficialmente aperti da Erwin Zucca e amici. Dopo aver scovato i sassi del settore “Parco Giochi” a Quare, la loro attenzione si è spostata sul grande masso presente a S. Antonio, poco prima della falesia omonima denominata “Laboratorio”: qui i gradi sono più umani e l'altezza leggermente ridotta ed è presente una bella fessura, percorribile già da tempo in top-rope. A lavori ultimati Il numero di itinerari dovrebbe raggiungere la decina.
Inoltre, gli stessi chiodatori hanno individuato un altro settore poco distante dal paese di Alagna ma è ancora troppo presto per potervi dare informazioni più dettagliate. Visto il periodo, i lavori sono stati momentaneamente sospesi e ripartiranno con l'arrivo della bella stagione.
L'itinerario era stato aperto dal mitico Martino Moretti nel 1988 e, pur rimanendo uno dei più impegnativi, era ormai poco ripetuto a causa dei vecchi spit e del muschio che ormai ricopriva
buona parte del primo e del terzo tiro.
Nonostante la nuova chiodatura a fix inox 10mm, è richiesta comunque decisione e una buona padronanza del grado obbligatorio (6b/c). Le tre lunghezze che costituiscono la via sono rimaste "fedeli all'originale", 6b+, 6c e 6c, come anche le nuove protezioni in loco rispettano la posizione dei precedenti spit posizionati dagli apritori.
]]>Area blocchi in fase di esplorazione nei dintorni del Masso di S.Antonio: nella zona sono presenti numerosi massi, più o meno grandi, che già in passato vennero utilizzati dal gruppo della G.di F. di Alagna. Ad alcuni vecchi passaggi, che sono stati riscoperti, ne sono stati aggiunti dei nuovi da parte di Nicola Degasparis e Gabriele Moroni.
Allo stato attuale si conta un numero minimo di boulders, alcuni anche belli “tosti”.
Il luogo è ideale per l’estate, è molto fresco e il fiume Sesia è a breve distanza. Prestare attenzione all’esposizione di alcuni blocchi.
A breve saranno pubblicati ulteriori aggiornamenti.
Alpe Pile, rifugio Pastore.
Interessante area blocchi sul sentiero che dal rifugio porta all’alpe Bors: la zona è stata rivalorizzata nell’estate 2004 per opera di Davide Borelli e altri amici (Saretta, Gabbi, Davidino, Pippo, Dodo) e allo stato attuale sono stati puliti circa una decina di massi. Si contano trenta boulder con caratteristiche differenti, dalla placca allo strapiombo, con prevalenza di passaggi medio facili. Il luogo, vista l’altitudine (1500m circa) è frequentabile nei mesi estivi e gode di ottima vista sul Rosa. Massima discrezione sui prati che sono adibiti a pascolo.
Piode, nuova area blocchi.
Sulla strada che conduce a Meggiana, sorgono alcuni imponenti massi che danno il nome alla zona: Pietre Grosse. Già dall’estate del 2004 l’area è stata esplorata e sono stati puliti diversi passaggi. Il luogo, di facile accesso, offre diversi blocchi con caratteristiche differenti; è inoltre esposto a est (ombra nel pomeriggio) e si riesce a scalare anche in estate. Si consiglia massima discrezione, di tenere un comportamento adeguato e non entrare nei prati, in quanto non si è ancora entrati in contatto con i proprietari dei terreni e le case dei villeggianti sono vicine.
Tale segnalazione viene pubblicata con estremo ritardo: poco prima di Pasqua (fine marzo circa) un incendio ha devastato una parte dell’area blocchi di Parone. Parte del bosco è stato rovinato e purtroppo anche determinati massi si trovano ora avvolti dalla fuliggine. Vedremo come sarà la situazione quest’autunno, quando si ritornerà in zona a “sbulderare”.