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Chironico 2007

Dove andare quest'anno per il ponte di novembre è stato un bel dilemma. Ritornare alla Mecca parigina o rivivere le giornate trascorse a Pasqua sui blocchi dell'Argenton? Dopo un summit serale, seduti su comodi materassoni e circondati da innumerevoli prese colorate, si è deciso di puntare sul caratteristico granito ticinese che richiede un'arrampicata precisa in puro stile elvetico.
Chironico 2007

Cedro - Papa Razzi

Mentre la “seconda mezza dozzina” ha dovuto posticipare la partenza, Stecca & Co. con le loro inseparabili case-mobili si sono precipitati più agguerriti che mai sui blocchi di Chironico ed hanno iniziato a familiarizzare già dal giovedì.

Grazie alla conferma di condizioni d’aderenza eccezionali e temperature non estremamente polari abbiamo stra-caricato la Punto di Fabio con tutto l’occorrente: 4 persone, 2 tende, 4 sacchipelo, 4 materassini gonfiabili, 2 crash pad, vestiti, cibo e bevande varie. In prossimità della dogana, anche il finanziere si è accorto che eravamo un po’ stipati!

Giunti verso le 22:30 nella piazzola collaudata quest’estate, illuminati dalle infinite stelle immerse nel sereno cielo, abbiamo montato le tende in compagnia di misteriosi esseri che popolano il bosco e, cullati dai cori dei volatili notturni, ci siamo addormentati.

L’energetica colazione e gli insoliti baci d’Alassio mi hanno catapultato nello storico The Real Thing ed immediatamente ho risentito la colonna sonora e le voci di Moffat e Moon suggerirmi Now it’s time to climb!

Delicate placche e muri verticali tecnici si mescolano a tetti particolarmente generosi di prese dando la possibilità anche alle fanciulle di divertirsi con le affascinanti inclinazioni del granito.

Percepisco fin dall’inizio che l’aderenza è notevolmente cambiata rispetto alla visita effettuata a ferragosto e che tutto il tempo passato a comprimere le piatte della Comba dei Carbonieri mi ha migliorato la tenenza.

Le ore passano piacevolmente con i raggi solari che addolciscono il fresco autunnale ed i colori caldi delle foglie cadute attorno ai massi imbiancati dalla magnesite rendono lo scenario incantevole.

Finalmente nel tardo pomeriggio i ritardatari fratelli Borelli si fanno vivi domandandoci dove e a che ora prendere l’aperitivo invece di conoscere il settore per poter scalare la rimanente mezz’ora di luce.

Il buio e il freddo sopraggiungono velocemente nel Ticino e così per scaldarsi, lavarsi i piedi con l’acqua calda e far passare il tempo ci si ritrova tutti attorno ad un tavolo nella saletta dell’Osteria della Birreria (nome un po’ insolito per una pizzeria).
Alla domenica mattina s’inizia ad osservare, sui polpastrelli di chi ha potuto sfruttare il lungo ponte, evidenti segni di un tour de force di scalata quasi paragonabili alle stesse abrasioni riportate dopo una mezza giornata di raduno nella bucolica Valle di Mello.

A volte l’istinto di ricerca e l’esplorazione prevalgono sul puro gesto sportivo e così, leggere spazzolate a due blocchi danno la luce a linee ancora vergini per contribuire, come se non bastasse, allo sviluppo dell’area.

Insieme a Fabio riesco finalmente a provare uno di quei blocchi che a me piace semplicemente definire: da scalare. Questa è stata l’occasione per Davidone di riscattarsi sulla coraggiosa prova del fratello minore apprezzata mesi prima su Madness ad Annot.

In seguito rimaniamo stupiti ad osservare la determinazione di Anna nel risalire in puro stile alpino la placca che raggiunge la sommità del masso, una ottima performance per una ragazza che arrampica due volte all’anno.

Approfitto della pausa pranzo organizzata su una soleggiata lastra di granito per mostrare ai fratelli vercellesi il classico Lemon tree e, dopo alcuni tentativi, anche questo capitolo si può chiudere.

Un luogo così ricco di blocchi esalta l’istinto di scoprire i movimenti nascosti tra i minerali che ti permettono di raggiungere la sommità di questi concentrati spazi verticali; continuo a girare fra i settori immersi nel bosco nell’attesa di scovare il nuovo problema che attende la soluzione.

Finalmente individuo una bellissima linea battezzata Papa Razzi, il nome calza a pennello se si tiene conto che bisogna fare molta attenzione non solo agli obbiettivi indiscreti dei fotografi ma alla delicata danza di piedi per raggiungere la fessura di salvezza.

Scendo dal blocco e tra le persone presenti riconosco l’inconfondibile talento rosso che con il suo flash archivia alcuni passaggi mancanti sul proprio album professionale, ed approfitto della sua disponibilità per provare la famosa prua conquistata nel 1997 dal mitico Fred Nicole.

La domenica ormai sta per terminare, ma c’è ancora il tempo di cambiare settore e raggiungere una linea disegnata su misura per il giovane Fabio. Dopo due tentativi per collaudare l’atterraggio arriva l’impeccabile esecuzione dell’estetica e dinamica Borderline.

Ritorniamo all’osteria del paese per un meritato e rinfrescante boccale di birra ad ascoltare le sensazioni che questi giorni trascorsi insieme hanno lasciato ad ognuno di noi: gioia, affaticamento muscolare, polpastrelli privi d'impronte digitali ci accompagneranno sicuramente durante tutta la settimana fino al prossimo week end.

Esaurite le scorte alimentari e senza l’ingombro dei pad affidati ai rappresentanti di AV, iniziamo il confortevole viaggio di ritorno e, scendendo tra i tornanti che costeggiano i primi settori dell’area, ascoltiamo ripetutamente le note ed il testo che descrive l’ultima fatica sulla quale ci siamo cimentati:

 

“Borderline è una linea di confine tra due emozioni opposte che si scontrano, sono gli stati d’animo che non controlli, le passioni sfrenate e i ricordi, le persone che ti abbandonano, i pregi e i difetti.

Borderline sono i nervi che saltano, il sangue che ribolle nelle vene, il panico e poi di nuovo la calma.

Borderline è una modalità di funzionamento mentale non classificabile con i criteri a nostra disposizione.”  (Posi Argento)

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