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Giornata "della memoria"?!?

Ovvero... ritorno alle origini, nei luoghi dove si sono mossi i primi passi sulla verticale, su quei terreni di gioco e di avventura che hanno "condizionato" la nostra arrampicata adolescenziale.

Correva l'anno 1989 e con gli amici, di nascosto dai genitori, si trascorrevano i pomeriggi su un masso nel bosco a sperimentare le tecniche di salita su roccia, di assicurazione, a testare le imbragature fatte in casa e a divertirci. Poi vennero le 'serate di arrampicata' organizzate dalla sezione CAI di Borgosesia e conoscemmo la Pietra Croana... In una calda domenica di inizio marzo siamo ritornati in questi luoghi, un po' nostalgici, un po' impigriti dal caldo tepore del sole, un po' romantici ed in parte cazzeggiatori.

Il luogo è abbastanza cambiato, sterrati e tagliafuoco forestali hanno sostituito gli stretti sentieri e conducono gli escursionisti fino quasi al rifugio e verso le colline  di Gattinara e  Sostegno.

La Pietra Croana è rimasta sostanzialmente la stessa di sempre. Il solito rifugio accoglie gli arrampicatori, qualche fix è comparso sui tiri in sostituzione dei vecchi chiodi a pressione, presenti ancora in grande maggioranza su tutte le vie. La roccia, non molto solida e la chiodatura "old-style" non soddisfa più le esigenze di noi falesisti abituati ormai a ogni tipo di resina sintetica ed anelloni inox!!

Ma quanto eravamo spericolati in  età giovanile... o meglio,  quanto incoscenti e quanto incapaci di valutare  tutti i possibili rischi. Ma aldilà di tutto questo la giornata è trascorsa piacevole, arrampicando sui tiri classici che conducono fino alla sommità  della parete. Un panorama mozzafiato a  "trecentosessantagradi" ci ha accolto sulla vetta della Pietra Croana: si spazia  su tutta la catena delle alpi occidentali, dal Monte Rosa al Monviso, passando per tutta la bassa vercellese e novarese. Poi il sentiero ha ricondotto noi giovani arrampicatori al rifugio, dove merenda e un bicchiere di vino concludono la nostra piacevole giornata.

Una volta ogni tanto vale la pena di ritornare.

Dal sito internet qui-montagna.it per gentile concessione dell'autore, ricaviamo e pubblichiamo alcuni passi di un articolo scritto da Torri Stefano sulla Pietra Croana e la sua storia. Una lettura completa è obbligatoria.

"... Nel 1961 la Sezione di Novara del C A I iniziava regolari corsi di introduzione all’alpinismo. La parte arrampicata su roccia era realizzata con una palestra sui sassi del Monte Tovo, sopra Foresto, e con una salita alla Cresta dei Carisei da Oropa nel Biellese..."

"... i sassi del Monte Tovo risultavano insufficienti per soddisfare le nuove esigenze dell’alpinismo, sorgeva la necessità di una palestra di più alto livello. Le prime ricerche fatte in questo senso non davano risultati accettabili, finché l’attenzione cadeva su alcuni enormi massi di quarzite nei pressi delle Miniere d’Oro di Kreas ad Alagna..."

"... vennero visionati alcuni salti rocciosi in prossimità del Santuario di Loreto, all’inizio della strada per Civiasco, che per la loro configurazione non risultavano idonei per una palestra. Le successive ricerche portavano a scoprire una paretina di roccia in località Giavine Rosse fra Scopa e Scopello. Il problema sembrava definitivamente risolto. Ma non era così: anche qui, come per Alagna, venne aperta una cava per ricavare pietrisco da riempimento e la palestra distrutta dagli scavi..."

 

"...A questo punto il noto alpinista novarese Silvio Lupo proponeva di ispezionare una cima molto evidente, sulle prime propaggini montuose della Valsesia. Questa cima presentava, verso meridione, un salto apparentemente roccioso e sgombro da vegetazione. Lo stesso Silvio Lupo con un istruttore d’alpinismo del C A I di Varallo saliva, prima per sentiero, poi per un canale, ingombro da vegetazione e da rovi, fino alla cima. Il versante meridionale era roccioso, più precisamente di porfido, ed appariva particolarmente idoneo all’arrampicata. I due non si accontentavano di questa constatazione, decisi ad andare a fondo, scendevano l’intera parete a corda doppia. La scoperta di una delle più belle palestre della nostra zona era fatta. Si trattava adesso di ripristinare il sentiero di accesso, di ripulire la roccia dalla vegetazione fastidiosa e di attrezzare le vie..."

"...23 marzo 1970: è da questa data in poi che anche la Sezione di Novara partecipava alla valorizzazione della palestra. La palestra interamente attrezzata, con rifugio d’appoggio alla sua base, è opera della tenacia e della passione di Silvio Lupo che, con notevole impegno personale, con l’aiuto di soci del C A I Novara, ma principalmente del C A I di Varallo, ha saputo realizzare, nel corso degli anni, quel gioiello di palestra che risponde al nome di PALESTRA DI ARRAMPICATA DELLA PIETRA CROANA..."

 

Curiosità: guardando lo schema delle vie della Pietra Croana si vede tutto a destra in alto una grotta denominata 'Tana del Badik' con relativo sentiero. Secondo la leggenda il Badik era un Uomo Selvatico che viveva in quella grotta. In effetti non si tratta di una grotta ma di un buco dove neanche uno speleologo riesce ad entrare. È quindi da escludere che quella fosse la tana del Badik.

Piuttosto, partendo dal basso e seguendo il canalone di destra, si arriva in breve sotto ad alcuni anfratti, raggiungibili dopo aver superato alcune rocce, che possono servire da ricovero. Secondo la leggenda il Badik era un mercenario spagnolo vissuto nel 1600 di nome Badik Cavaltreiner che, stufo di fare guerre, disertava e si rifugiava in una grotta della Pietra Croana situata in una zona impervia di difficile accesso. Gli abitanti di Piane Sesia venuti a conoscenza della sua presenza organizzarono una battuta per catturarlo. Quando lo raggiunsero il Badik, invece di ribellarsi o di fuggire raccontò la propria storia: stanco delle guerre, desiderava solo vivere in libertà a contatto con la natura.

Gli uomini di Piane Sesia lo liberarono e ne divennero amici tanto che l’Uomo Selvatico si prestò ad aiutarli nei lavori dei campi ed in altre faccende. Molte volte si tratteneva a pranzo con loro apprezzando la buona cucina il buon vino. Una sera ne bevve troppo tanto che nel ritorno alla sua tana cadde dalle rocce di accesso rimanendo ucciso.

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