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Pasqua ad Annot

Ci sono delle volte che per organizzare un momento conviviale, che sia una birra o una giornata d'arrampicata, devi proprio mettercela tutta e superare le varie scuse che vengono gratuitamente presentate. Per fortuna, grazie alle feste comandate e alla voglia di allontanarsi dai soliti e rassicuranti posti, può capitare di rincontrarsi in un piccolo paesino d'Oltralpe famoso nel mondo dell'arrampicata per la tipologia di roccia particolarmente ricca di prese piatte. Quest'anno Annot< ha richiamato parecchi torinesi (circa una dozzina direttamente dal Bside) ed alcuni rappresentanti della Valsesia per il breve ma intenso ponte pasquale.

Tutte le volte che mi reco in questo posto trovo il viaggio interminabile; ormai penso di aver percorso tutti i possibili itinerari, sulle statali e sulle provinciali, proposti dalla Via Michelin: Valico del Monginevro, Colle di Tenda, Colle della Lombarda, Col di Vars, ecc..

Sul taccuino di viaggio mi mancava il percorso completo su autostrada che, a causa dell’eccessivo pedaggio, ho sempre scartato anche se consapevole di risparmiare del tempo per raggiungere la meta.

Fissata l’ora di partenza per le 17:00 da Giaveno, l’autista (Diego), a causa di un prolungato digestivo post-pranzo a base di Zedda Pirras, si è presentato alle 19 ed impostata la velocità di crociera sui 70Km/h ci ha portato a destinazione all’1:30.

Dopo la rilassante colazione in campeggio, riuniti attorno al pratico tavolino dei “merenderos” e presa visione della guida, si è deciso che era arrivato il momento di iniziare a girare tra i numerosi settori alla ricerca di linee su cui scalare.

Lungo tutta la strada sterrata che porta verso il Col d’Argenton si intravedono alcuni massi dalle forme più assurde, quasi da far pensare di aver abbandonato il nostro pianeta terra, non fosse per la vegetazione facilmente riscontrabile nella fascia del piano montano inferiore: stupendi castagni da frutto si mescolano tra pini silvestri e betulle ed un sottobosco facilmente percorribile lascia intravedere che i fruitori del luogo non sono solamente gli arrampicatori.

Il parco giochi da noi scelto per il weekend pasquale si presenta molto interessante e dopo una rapida visita esplorativa era finalmente arrivato il momento di assaporare tutti i gesti nascosti tra le innumerevoli prese.

Durante la vestizione che precede il riscaldamento ed il primo approccio alla roccia, ti trovi in un momento di distacco da tutto quello che c’è intorno e la mente è avvolta da mille pensieri: stupende linee che vorresti già provare e salire, linee pure e impossibili da risolvere, sensazione corporea della giornata, rapidità d’adattamento a tutte le situazioni che si presenteranno.

Cielo blu cobalto e leggero vento filtrato fra le ramificazioni ancora spoglie sono elementi di contorno che rendono la roccia particolarmente piacevole per la sua l’aderenza e le aspettative di percepire stupende sensazioni su equilibri precari si fanno sempre più reali.

Una mano si appoggia e tiene un bellissimo piatto reso bianco dalla magnesite, l’altra sfrutta lo spigolo in opposizione, i piedi spalmati su tutto o su niente per iniziare la sequenza di movimenti che ti permettono di raggiungere la parte sommitale della linea individuata.

L’analisi e la quantificazione delle sensazioni provate durano alcuni secondi perché immediatamente ti assale la voglia di arrampicare e trovare nuovi terreni d’avventura.

Ti senti un naufrago in mezzo ad un mare ricco di scogli su cui fermarsi un istante per continuare la fluidità acquisita in acqua.

La giornata scorre velocemente, non ti rendi conto delle ore che passano perché sei affascinato dalla purezza delle linee, solo un breve temporale primaverile, sopraggiunto nel tardo pomeriggio, costringe il gruppo a rientrare al campeggio per riacquistare le energie perse con una meritata grigliata o una “gara di primi” improvvisata ma felicemente conclusa grazie alla partecipazione attiva di tutti con prodotti eno-gastronomici portati da casa.

Spesso si afferma che il bouldering è il laboratorio del gesto: Annot è un luogo in cui, sia per la quantità e la varietà dei blocchi, che per la qualità della roccia, permette un’acquisizione di movimenti e gesti da giustificare almeno una volta l’anno la visita.

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