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Rodellar 2008

Pensavate fossimo stati tutta l'estate chiusi in casa a fare la maglia invece di gironzolare e tirar tacche? Ma non scherziamo! Ok ok concedeteci questo "piccolo" ritardo!

Se i bicchieri della Betty's potessero contenere parole invece che birra, sicuramente traboccherebbero di nomi di luoghi lontani. Ad ogni singolo bicchiere, ad ogni più piccola proposta si accendeva dentro di noi l'adrenalina, la voglia di partire per l'ennesima avventura.

Cinque ragazzi, cinque caratteri diversi ma un unico leader incontrastato: Pippo è il suo nome, scalare il suo vangelo. Grazie ai suoi dubbi, alle sue paure e perplessità è riuscito a convincerci anche 'sto giro. Nessun esperimento, è la storia che si ripete, Rodellar sarà la meta!
Traghetto, aereo, space shuttle, acceleratore di particelle… quanti sistemi ci sarebbero, ma per arrivare lontano abbiamo già il carisma di Pippo.

Ed è così che lui decise…

Si caricarono le macchine e i nostri 5 amici collaudati partirono per affrontare i 1300 Km che separano la frazione di Huesca dalla amata Valsesia. Il viaggio fu molto lungo ma quando finalmente si parcheggiò, l’auto fu abbandonata per il resto della vacanza perché tutto ciò di cui avevamo bisogno lo si trovava a pochi minuti di cammino: strapiombi, “bovede”, archi, canne e tacche di ottimo calcare.
Per chi non riesce ad affittare un appartamentino in paese, le soluzioni per il pernottamento sono due: Camping (Mascun o El Puente) oppure il Kalandraka, un insieme di piccoli dormitori in una zona isolata e tranquilla dove la sera la festa non manca mai, infatti è qui che scaricammo i bagagli.

18 Agosto, è un anno che si aspettava questo momento…
Stiamo per entrare nel canyon, che emozione! Fin che non sarà buio nulla ci staccherà dalla parete, anche se abbiamo 15 giorni per sperimentare, provare e soprattutto realizzare progetti.
Qui si scala su uno dei migliori calcari spagnoli, ci sono canne di ogni dimensione e genere, su muri altissimi e non è difficile imbattersi su tiri di oltre 35 metri.

E’ una vera lotta contro la gravità perché lo strapiombo la fa’ da padrone e la continuità che la natura ha regalato a queste linee ti spegne pian piano. I settori “no big” sono invece prevalentemente di placca, in cui si può affinare la tecnica invece di stancare gli avambracci.
Questo non è solo un luogo per noi comuni mortali, infatti non è raro poter ammirare qualche guru dell’arrampicata che si cimenta in settori come “Alì Babà” o come Dani Andrada intento a chiodare nuove linee.

Giunti al termine delle faticose giornate ci si riuniva tutti davanti ad abbondanti prelibatezze che il nostro Pippo ci cucinava con amore! Come faremmo senza di lui…
Ma ogni tanto occorreva riposare le nostre braccia e il Rio Mascun ci offriva relax e divertimento a volontà, fin che  il nostro carissimo Pasca non ha deciso di abusare dei suoi superpoteri, scoprendo così quanto è dura la roccia.

Questo piccolo inconveniente ci ha fatto rispolverare le auto parcheggiate da tempo... eccoci di nuovo qui dalla “Betty’s”, davanti ai soliti bicchieri… che di buone idee ne contengono ancora tante.

Alla prossima!

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