Arrampicare in Valsesia Banner
Archive

Attenti a quei due!!!

Si aggirano sovente in coppia, armati di trapano e fix. Pareti e falesie della Valsesia non sfuggono all'occhio attento e vigile di questi due.

Sono Nicola Degasparis e Giancarlo "Crottino" Crotta. Nicola, detto il "Nico" classe 1982, origini grignaschesi, bell'aspetto ed elevata dinamicità nei movimenti in parete, queste le sue caratteristiche principali. Giancarlo, "Gianka" per gli amici, classe 1982, varallese di origine, instancabile apritore, scalatore e lavoratore. Li abbiamo incontrati in palestra "Arrampicando" a Novara e li abbiamo intervistati per voi.

Domanda- Ragazzi, partiamo con la domanda più classica: come vi siete avvicinati all'arrampicata, quando avete iniziato e come è scoccata la scintilla di questa “passione verticale”?

Nicola - Diciamo innanzitutto che giocare con le corde mi è sempre piaciuto, all’età di circa 12 anni non era difficile vedermi appeso sui muretti a fare pendoli più o meno pericolosi sotto il ponte di Ferrera o Saliceto con attrezzature e imbraghi abbastanza artigianali (cordine da elettricista x intenderci) rubati a mio papà; l’arrampicata vera e propria l’ho scoperta invece un po più avanti, all’età di 16 anni se non ricordo male, facevo 2a superiore e, in una specie di verifica di educazione fisica, veniva richiesto che sport mi sarebbe piaciuto fare: tra i vari freestyle con le motoslitte, paracadutismo, ecc. io e il Lele (Brognara n.d.r.) avevamo scritto anche arrampicata! Botta di culo, la nostra prof. Conosceva bene Mauro (Colombo n.d.r.) cosi , in men che non si dica, nel giro di un mese mi ritrovo a fare un corso di arrampicata organizzato dalla scuola nella palestra di Novara e possiamo tranquillamente dire che è stata “passione” da subito.

Gianka - Diciamo che la mia vera “passione verticale”è rispuntata ormai sei anni fa...sì, perchè dopo aver incominciato a 15 anni con il corso di alpinismo del CAI Varallo con l'appoggio di mio fratello Claudio, per qualche anno mi sono perso nelle attività di tempo libero preferite dagli adolescenti un po' “splafonati” ma poi mi sono rimesso in carreggiata e ora non riesco più a vivere senza l'arrampicata e  l'alpinismo in generale.

Fatto sta che adesso siamo qua a raccontare le nostre avventure che ormai sono parte integrante della nostra vita quotidiana di arrampicatori affamati di nuove emozionanti esperienze.

D- La passione per la chiodatura: come è iniziata, cosa vi ha portato a fare in questi anni?

Nicola - Passione… tortura o autopunizione direi, la vita del chiodatore è una merda, non si fa altro che rimanere giornate appeso con cordini che si incastrano ovunque, la punta rovente del trapano che immancabilmente ti ustiona le caviglie quando lo molli e per non parlare poi di quando si deve pulire, non arrivo a casa cosi lercio e pieno di polvere neanche quando vado a lavorare sotto le vasche della tintoria, il tutto magari anche per una via che alla fine non si rivela un granchè.

Però tutto sommato mi piace e lo faccio volentieri, ma ritorniamo a noi. Questa passione è iniziata appena ho venduto il motorino x comprarmi il trapano, da li ho iniziato a chiodare non tanto per passione ma tanto per fare delle vie che piacessero a me.

Intendiamoci, io non chiodo per gli altri, chiodo per me, infatti non mi piace sentire: ah.. abbiamo chiodato una falesia con tanti tiri facili, chiodata benissimo cosi ci viene tanta gente. No, io chiodo linee che innanzitutto mi piacciono e alcune volte chiodate anche un po’ “strane”, niente di che, intendiamoci...ma che possono farti già fare dei bei voletti (Vertical Hell, ad esempio, un 8a+ dove non e proprio consigliabile volare mentre si moschetta la catena..........), se poi ci va anche altra gente mi fa piacere, pero ripeto io chiodo per me.

Un’altra cosa che non mi piace è chi chioda e poi fa venire gli altri a liberare il tiro, cavoli ti perdi tutto il bello.. se poi si vede che proprio non ce la si fa è un discorso (in questi casi io chiamo il Gabri) ma se il tiro è alla propria portata... non mi va proprio che il primo che arriva faccia la prima ripetizione.

Il mio primo “cantiere” che tutt’ora non è completo è il masso delle Guide, masso di sant’Antonio, Laboratorio o come lo si voglia chiamare, ad Alagna: le giornate che  ho passato su questo sasso, in qualsiasi condizione meteorologica, non le conto neanche più. Diciamolo pure che di cazzate e mille aggiustamenti ne ho fatti, pero le vie che ci sono mi piacciono tutte.

Altri cantieri miei o in compagnia di altri in Valsesia ce ne sono un po' dappertutto: Varallo, Piode, Boccioleto, per citarne alcuni; altri lavoretti invece che ho fatto in questi anni sono ad esempio la richiodatura quasi totale della falesia di Fervento (colgo l’occasione x ringraziare chi ci ha regalato gli spit, non mi ricordo bene che associazioni erano ma mi sembra la Pro Loco e il comune di Boccioleto).

Ultimamente poi ho iniziato anche a chiodare linee di più tiri dal basso… e qui il gioco cambia: spesso e volentieri capire dove passare senza sapere dove si va a finire è veramente difficile, in più mettere gli spit mentre si scala non è proprio la cosa più comoda, e qui ragazzi se ne vedono di tutti i colori, stile circo Orfei ma meglio non approfondire, onde evitare di fare figuracce!

Gianka - Per quanto mi riguarda il chiodare nuove vie è iniziato così, un po' per gioco e un po' per il senso di avventura che rende tutto questo una cosa ineguagliabile e incomparabile al cospetto di molte altre attività che riguardano l'arrampicata. Secondo me chiodare è come una droga, se incominci non smetteresti mai e ogni volta è diversa dall'altra e questo è il bello, capisci!!!

In questi anni, soprattutto per quanto riguarda le vie di più tiri, abbiamo sempre cercato di mantenere il più possibile un'etica alpinistica ben precisa: chiodatura dal basso, spit dove non si può  assicurarsi con protezioni veloci o comunque nei tratti più duri, com'è logico che sia e come ci è stato insegnato dai “vecchi” amici più esperti di noi.

D- Nicola, hai fatto esperienze di gare. Ricordo che nel 2001 sei stato convocato nella Nazionale Giovanile e hai partecipato a una prova di Coppa Europa: ce ne vuoi parlare?

Nicola - Le gare.. se tutto va bene nel 2009 ricomincio, un po’ mi mancano, l’unica cosa che posso dire è che se avessi avuto la testa che ho adesso sicuramente sarei andato meglio. Allora avevo più forza di adesso ma avevo una paura folle di volare; non che adesso mi diverta a scalare con l’ultima protezione già sotto i piedi un po' di metri, però se ce la possibilità di volare senza farsi male mi piace anche.

Per quanto riguarda invece la Coppa Europa è stata una bella esperienza; la cosa bella però era vedere le altre squadre che si presentavano con divisa, pullman e allenatori, mentre quella italiana sembrava un estratto di un centro di accoglienza per barboni.

D- Nicola, stai frequentando i Corsi per diventare Guida Alpina: come hai maturato questa scelta?

Nicola - Ma non so.. ormai è da anni che ci pensavo e alla fine mi sono deciso, dato che mi piace andare in montagna e fare un po’ tutti gli sport annessi spero di unire l’utile al dilettevole.

D- Quali sono i vostri stili di arrampicata preferiti?

Nicola - Lancio a due mani di 2 metri su pannello inclinato a 45 gradi! Per me è il più bel movimento, oltre a questo se devo proprio decidere, preferisco linee non troppo lunghe, sulla ventina di metri, belle “boulderose”, un po’ strapiombanti e con uscita su placca appoggiata tutta strana.

Poi mi piacciono anche le fessure ad incastro, anche se non riesco a farle perché fanno un male boia. Per quanto riguarda invece il boulder, boh! deve piacermi il sasso e basta, che sia di placca putrida o un tetto non fa differenza, mentre per le vie lunghe, ah… qui dipende dalle giornate, comunque in genere basta che non siano più lunghe di 300 metri, perchè dopo un po mi rompo di stare appeso e prender freddo.

Gianka - Che bella domanda! Per quanto mi riguarda a me piace l'arrampicata atletica e di forza ma se non sono molto in forma, vanno bene anche le vie in placca tecniche... di cui non sono un gran “mostro” ma mi piacciono allo stesso modo. L'importante è divertirsi!!!

Sarebbe opportuno precisare che per me la falesia è come la palestra di allenamento per poi progredire e migliorarmi sulle vie lunghe, anche su quelle che richiedono maggior impegno. In molti casi queste sono molto varie negli stili di arrampicata, quindi diciamo che dovendo spesso adattarsi vanno bene tutti gli stili.

D- Avete qualche realizzazione particolare che ricordate con piacere?

Nicola - Allora..qui bisogna fare due distinzioni, quelle di puro grado e quelle di puro godimento.

Diciamo pure che fare un tiro, un boulder o una via lunga difficile dà sempre soddisfazione e tra queste posso dirti la “Grotte des Soupirs” a Cresciano, beh, oltre a essere un bel boulder è anche bello duro.

Di tiri duri a parte il mio primo 8a, “Cobra” sopra il lago di Mergozzo mi piace ricordare “Parsifal” a Sarre, sono volato a 50 cm dalla catena una marea di volte prima di farcela, mentre per le vie lunghe “Caminando” in Wenden e la “Dolce vita” sul Bianco.

Mentre per quanto riguarda le altre, quelle di puro godimento per intenderci “Uiie!” a Parone, più di un’anno per venire a capo di questo boulder, risolto poi come piace a me, prendi e lanci il più possibile...

E di puro godimento anche “Viaggio nel futuro” a Finale, per me il tiro perfetto: tettino in partenza con uscita a sorpresa e placchettina tecnica in uscita, mentre la via che mi ha dato più piacere è stata “Conquest” a Graue Wand, sia passando per la fessura che per il camino appena a destra, è veramente una bella via.

Una bella soddisfazione che non centra con la scalata ma che comunque fa parte dell’andare in montagna, è stata la discesa con gli sci per il canale Sesia, che ho fatto questa primavera con il Titti.

Gianka - Secondo me ogni realizzazione va ricordata comunque con piacere perchè la maggior parte delle volte l'hai programmata, preparata e sognata così a lungo che non te la scordi per tutta la vita.

Bisogna dire che pratichiamo uno sport, dall'arrampicata all'alpinismo, che regala delle emozioni fortissime che vanno al di là di ogni immaginazione. Si può dire che ogni volta che usciamo di casa per andare a scalare o in montagna, è una “realizzazione”, perchè siamo riusciti a "rubare" un'altra giornata di soddisfazioni e divertimento.

D- Nicola. Alcuni anni fa hai rivalorizzato l'area bouldering di Parone: come, quando e con chi hai iniziato questa avventura?

Nicola - Quando ancora non era cosi forte la moda del boulder ma comunque se ne parlava già in giro, mi informai subito se in valle c’erano posti dove portarlo fare. La vecchia guida della Valsesia menzionava i massi di Parone come un posto con due grossi sassi con due vie e altri più piccoli attorno: decisi quindi di andarlo a vedere.

La prima volta mi ricordo ci andammo insieme e c’era anche Marco “il Lungo” Salis (P.S. se vi capita di andare a Chamonix continuate fino all’Argentiere e fatevi una birra con un panino fatto con la pasta della pizza da lui… allo “Stone Bar”, l’ultimo in fondo al paese). Mi ricordo che il posto mi piacque subito, bella roccia e non troppo abrasiva.

Da quel fine settimana in avanti per tutto l’inverno e oltre a me, l’Ale (Mora n.d.r.), il Gabri (Moroni n.d.r.) e il Francesco (Bariani n.d.r.) eravamo praticamente sempre li. Penso che sia il posto in cui riesco a scalare meglio, non so, fare passaggi anche duri non mi danno problemi, sarà che conosco quasi ogni centimetro dei sassi, però per me è un posto un po’ speciale, passaggi come “Ultimatum”, “Mi fai schifo”, “Jerry”, “Uieè!” li trovo veramente, ma veramente belli.

Una cosa che penso adesso non farei più, anche per colpa della mia caviglia un po’ sfasciata, è fare boulder senza crash-pad e senza paratore! Per tanto tempo infatti il mio crash è stata la “stuoietta “ da mettere sotto il sacco a pelo e senza nessuno che mi parava, non mi sono mai fatto male però.

Ah, dimenticavo: se in quegli anni avete visto due ragazzi che sul motorino, in inverno, andavano su per di lì, magari anche con il crash (che abbiamo comprato in un secondo tempo) eravamo io e l’Ale… che ridere... provate ad andare in moto con il crash e poi ditemi!

D- Viaggi all'estero: se non sbaglio avete lasciato una traccia del vostro passaggio in Marocco... volete raccontarci come è andata?

Nicola - Ottobre 2004, avevo appena finito il militare, ero appena tornato a casa, giusto in tempo per tirar su i soldi per il viaggio e partire… In Marocco, a parte assaporare i prodotti locali, abbiamo aperto tre vie. L'idea di partenza era quella,  avevamo raccolto informazioni dal Marcolino (Cunaccia n.d.r.) che ci era già stato, facendoci spiegare bene quali erano i posti più belli.

Uno di questi, quando siamo arrivati, abbiamo scopertto che era già stato completamente chiodato, mentre un altro non siamo neanche andati a vederlo; abbiamo cosi deciso di aprire due vie sul “Mur du Scorpion”, parete che su cinque vie presenti, più una che corre su un diedro marcio, quattro sono state aperte da valsesiani, due nostre e due di Alberto Zucchetti.

L’altra via che abbiamo aperto non è puramente di tipo sportivo, più facile di grado (max 6a+\b) però sui quasi tutte le lunghezze, non proprio cosi proteggibili, su placca appoggiata e verticale, ci saranno al massimo due spit per tiro.

Gianka - Semplicemente un viaggio fantastico!!! Tanto per cominciare era la prima volta che aprivamo una via dal basso di più lunghezze, e già questo dice molto sull'avventura, vi lascio immaginare. Le Gorges du Todra ci hanno regalato pareti stupende, speriamo che contribuiscano a rendere le nostre tre vie nuove degne di essere ripetute! Abbiamo cercato di mettere in atto tutti i consigli di chi, da quelle parti, ci era già stato e che aveva più esperienza di noi a chiodare. Poi tutto è venuto da se.

Due aneddoti: il primo giorno, dopo esserci informati sulle pareti su cui si potevano aprire dei nuovi itinerari, arriviamo alla base della parete dell'Almou, prepariamo tutto il materiale, e parte il “Nik”. Dopo qualche metro inizia a forare con il trapano per mettere uno spit. E dai, e ridai, la punta non ne voleva sapere di entrare nella roccia. “Hei Gianca, sta punta non fora”, mi dice il Nik. Io lo guardo e, accorgendomi dell'anomalia, gli dico: “De, ma varda c'la gira al cuntrariu, tarloc!!!” una bella risata e via che prosegue.

Un altro giorno stavamo chiodando una bella fessura. Un "local particolare" si è piazzato giù in fondo nella strada con una mega radio sulla bici, ed è stato lì tutto il tempo con musica araba a tutto volume a ballare. Giunti in sosta, ci guardiamo e decidiamo di chiamare quel tiro “Fissure de la musique” visto l'accompagnamento musicale avuto per tutta la durata dei lavori!

Come sempre esperienze indimenticabili rese tali da un ambiente mozzafiato che è la valle delle Gorges du Todra... superbe!

D- Ci sono persone che desiderate menzionare o ricordare per quello che hanno fatto o stanno facendo, in Valsesia, per l'arrampicata e per l'alpinismo?

Nicola - Mah... se devo dire la verità non mi viene in mente nessuno per quanto riguarda l’alpinismo, ma non perchè non ce ne siano, ma semplicemente perchè non è una cosa che mi interessa particolarmente. Per l’arrampicata potrei dirti il gruppo GASS, se non ci fossero stati loro in val Semenza non ci sarebbero le falesie che ci sono oggi, poi Aldo Granelli & company per quanto riguarda invece la falesia di Ara.

Ah, dimenticavo Martino Moretti, mi ha veramente stupito la prima volta che sono andato a scalare con lui, provare per credere!

Due persone che invece voglio ricordare non perché hanno fatto qualcosa per la Valsesia ma per me sono Mauro (Colombo n.d.r.), che penso sia la persona che mi ha insegnato a scalare e poi un certo Davidone (Borelli n.d.r.), per il modo di vedere l’arrampicata in maniera piu easy, più divertimento e meno sbattimento, esempio: se mi vedete arrivare in falesia minimo dopo le 11 e mezza è per merito suo, basta con le levatacce la domenica... è giorno di relax mica di lavoro!

Gianka - Beh, prima di tutto volevo dire che ci sono molte persone che andrebbero menzionate per l'arrampicata in Valsesia, ma se mi permetti, voglio nominare come personaggio il grande Martino Moretti, grande arrampicatore ma ancor di più alpinista polivalente, capace di portare avanti la sua passione da molti decenni ormai, e ancora oggi grande trascinatore delle vecchie e nuove generazioni di arrampicatori e alpinisti locali.

D- Quali sono i vostri “miti” o le persone di riferimento a cui vi ispirate?

Nicola - Di miti io ne ho forse troppi, in tutto quello che faccio c’è sempre qualcuno da cui o traggo ispirazione o a cui faccio riferimento… potrei dirti che per anni il mio mito è stato sua maestà aerea Michael Jordan, poi una volta smesso di giocare a basket un pò l’ho “dimenticato”, per la bici ti direi Cedric Gracia, guardate “New disorder 5” e poi ditemi!

Per la scalata invece uno in particolare non c’è, ti direi che per il loro modo di scalare mi piacciono un casino Calibani e Ben Moon mentre per la pazzia Jean-Minh Trinh-Thieu,Tita Piaz e Jason Kehl.

Ah dimenticavo… quello con le palle grosse, Siffredi, non Rocco ma Marco, per chi non lo conoscesse, era un ragazzo che con la tavola, tra le altre cose, ha sceso il Nant Blanc e l’Everest.

Gianka - Sai, se ti devo dire la verità anche in questo argomento ci sarebbe solo l'imbarazzo della scelta, anche se a me piacciono molto gli alpinisti polivalenti, che riescono a portare l'arrampicata ad alti livelli anche in montagna. Poi comunque alla fine a me piace sentirmi sempre me stesso in tutte le cose che faccio, sono fatto così, cosa ci vuoi fare!

D- Che vie lunghe consigliereste a un forestiero che si reca per la prima volta in Valsesia?

Nicola - Consiglio una visita alla Torre di Boccioleto, per la “Via Normale”, sempre molto bella e facile.

Se invece si cerca qualcosa di più impegnativo consiglio la parete della Punta Vittoria chiodata dal Marcolino e compagni, granito sorprendentemente bello in mezzo a quel marcione che è il Rosa, un po’ “lunghetto” l’avvicinamento ma ambiente veramente selvaggio; se invece non avete voglia di camminare consiglio, alla Parete Calva, “Eretica” se vi piacciono gli spit un po’ datati, oppure la più sportiva “Free Dolcino”.

Gianka - Le vie lunghe di più tiri belle ci sono anche in Valsesia, anche se qualcuno ancora non lo sa... Grandi vie alle mitiche Torre di Boccioleto e Parete Calva, e per quanto riguarda la Torre mi permetto di dire che è stato e rimarrà un grande simbolo dell'evoluzione dell'arrampicata in Valsesia, a cui noi locals teniamo molto e a cui spero che, come già successo di recente, non vengano rovinate delle vie classiche con spit inutili!!

A cui si aggiungono nuovi siti come la Parete delle Pisse (Bastionata del Cimalegna n.d.r.) ad Alagna e la nostra “new” di cui vi daremo presto le relazioni (appena abbiamo un po' di tempo in più) la parete della Punta Vittoria, attrezzata da me, Marcolino Cunaccia e Martino Moretti.

D- E falesie o siti boulder?

Nicola - Per quanto riguarda le falesie sicuramente Ara e gli direi di provare nell’ordine: “Dietro” più “Figli dell’ebola” da “due” come riscaldamento, “Cervo volante” e “Macj”, poi di spostarsi in mezzo e fare “Biui”o “Blood pus...” e infine di provare “Nouvelle mission” e “Krudelia”.

Altre falesie: il “Laghetto” e “Fervento” non sono male, poi c’è anche il ”Sas d'la Balma” che mi piace un casino, mentre se vi piacciono i muri appoggiati e verticali su piccole prese, il settore alto della “Parete delle Boracche”, e poi il masso di “Sant’Antonio” è sempre lì ma bisogna andarci un po' allenati e con la voglia di tornare a casa con le dita a pezzi.

Invece per andare a far blocchi a parte Parone, su a Piode alle “Pietre Grosse”: io per pulire dei massi salivo sul tetto della macchina e questo vi fa capire quanto bisogna camminare per raggiungere la zona!

Gianka - Anche di falesie ce ne sono diverse e anche belle. Le mie preferite sono il Sas d'la Balma a Boccioleto, la Falesia Ronco a Fervento, recentemente richiodata e rivalorizzta, una vera chicca!!

Per quanto riguarda il boulder non sono un gran intenditore della specialità, anche se ogni tanto mi piace cimentarmi anche in questo.

D- Avete progetti o novità in cantiere da segnalare, sempre che non siano “top-secret”?

Nicola - Progetti tanti, innanzi tutto sto cercando una parete non troppo distante dove fare una via d’artificiale stile new age, cliff e porcate varie per intenderci, poi un pò di qua e un pò di la io chiodo sempre, a Pietre Grosse sul masso più grosso ad esempio.

Gianka - C'è molta carne che bolle in pentola, basterebbe avere un po' di tempo libero in più da dedicare a chiodare e, cosa molto più importante, a pulire le nuove falesie. Vi prometto che sentirete presto parlare di nuovi siti di arrampicata in Valsesia dovete solo aspettare un attimo anche perchè adesso arriva l'inverno, il ghiaccio, la neve e sai, ci si dedica ad altro.

D- Ora, ditemi cosa ne pensate di questa intervista e del sito di AV...
Nicola - A parte l’intervistatore bella intervista e bello il sito…un solo consiglio, voglio dei link per i siti po…

Gianka - Sinceramente non mi sarei mai aspettato di essere intervistato per il sito di AV e ne sono molto onorato e felice.

Per quanto riguarda il sito è molto bello, si trovano molte informazioni e news sull'arrampicata della nostra amata valle.

D- Salutate tutti i visitatori di AV.
Nicola - Un Saluto a tutti.. P.S. Non vivete di sola scalata… fa male (?!?!?)

Gianka - Ciao e buone arrampicate a tutti!

Grazie per la collaborazione ragazzi, ci si vede in falesia o in parete...

Sullo stesso argomento
Professione: idraulico da 8c 01/03/2010

Avevamo conosciuto Pippo già tempo fa, in un'intervista doppia con Marco Zuccoli: da allora cosa è cambiato? Sostanzialmente il suo livello di allenamento si è alzato e il suo rendimento, sia in falesia (soprattutto) che in gara, ha subito un notevole miglioramento.

Intervista doppia a... 18/06/2008

...notiziona dell'ultima ora: nella gara valida per il Campionato Regionale Piemontese, tenutasi a Villadossola domenica 15 giugno, Pippo Nolasco conquista un meritato secondo posto dopo una superfinale disputata con il giovane atleta torinese Stefano Ghisolfi. Scalata impeccabile per l'atleta di punta dell'associazione Arrampicando di Novara... e risultato di tutto rispetto.

Intervista doppia numero due... Baga e Fenix 20/03/2008

Vigilia di Natale 2007, dopo lo scambio di auguri tra arrampicatori valsesiani presso la falesia di Ara, sul Monte Fenera, ci si ritrova per un aperitivo al bar del paese. Da qui l'euforia della giornata porta alla costruzione di una nuova intervista doppia. Davanti a una birretta e a un bicchiere di vino, abbiamo intervistato per voi, Bagatin Paolo e Roberto Fenaroli. Una nuova leva e un esperto arrampicatore messi (poco) seriamente a confronto.

comments powered by Disqus