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Arrampicare! Una Grande Passione

Continuano le nostre interviste con i protagonisti dell'arrampicata e dell'alpinismo in Valsesia. In questo articolo Davide Borelli intervista Martino Moretti, guida alpina valsesiana di grande esperienza.

Ho conosciuto Martino nel 1989, anno in cui ho mosso i miei primi passi sulla verticale: ricordo con piacere le serate di arrampicata organizzate dalla sez. CAI di Borgosesia, alla Pietra Groana (sopra Serravalle) e anche la via che feci il primo giorno con lui e con altri due allievi.A distanza di quasi quindici anni, riallaccio i contatti con Martino tramite mail e alcune telefonate. Lui è impegnato da anni nella sua attività di Guida Alpina: alpinismo, trekking, spedizioni...

Senza ombra di dubbio, Martino ha lascito il segno in ambito alpinistico, sia in Valsesia che a livello Internazionale: per citare alcune fasi salienti del suo curriculum ricordiamo le salite di alcune fra le vette più importanti nel massiccio del Karakorum (K2, Broad Peak, Diran Peak, Pastore Peak). Inoltre Martino ha contribuito alla nascita e chiodatura di alcune delle falesie più frequentate in bassa valle: la falesia di Ara, la falesia del "Laghetto" e della "Badia" a Quarona. Ma parliamone direttamente con lui.

Domanda - Martino Moretti, classe 1949, origini valsesiane, Guida Alpina dal 1988... raccontami un pò la tua storia, le fasi salienti del tuo "cammino" verticale, quando hai iniziato a scalare, come ti sei avvicinato alla montagna.
Risposta -
Come quasi per tutti la mia passione per la montagna inizia casualmente un giorno dell’estate 1975, un mio amico (già alpinista) mi chiede di andare con lui sulla cresta nord del Tagliaferro: è un colpo di fulmine, da allora l’andare in montagna mi accompagnerà per tutta la vita.

Determinanti sono stati forse i primi quattro o cinque anni, ma non per i miglioramenti sotto il profilo tecnico o per le salite sempre più difficili che affrontavo, con una spregiudicata mentalità che mi permetteva di avvicinarmi a difficoltà superiori alle mie capacità ed esperienze. La cosa più importante di quegli anni è stata la conoscenza di noti e famosi personaggi del mondo alpinistico di quel tempo (Vidoni, Piazzo, Calcagno, Bèrhault, Gogna, De Benedetti ecc). che mi ha aperto le porte all’elite alpinistica, permettendomi di acquisire una consapevolezza sulle mie capacità.

Da quel momento (1980) è iniziato un cammino alpinistico che ha alternato difficili salite sulle Alpi a Spedizioni alpinistiche sulle principali catene montuose del mondo, senza mai dimenticare la passione, forse più forte, per l’arrampicata.

D - Lo sviluppo dell'arrampicata, sportiva e non, in Valsesia. Puoi dirci le parti salienti della "storia" alpinistica valsesiana?

R - Solo questo capitolo richiederebbe un lungo racconto, sintetizzerò gli avvenimenti dato che credo di aver vissuto in prima persona alla nascita dell’arrampicata in Valsesia.

Naturalmente non si può dimenticare la storia della Torre di Boccioleto che risale agli anni 1930/40 e di cui anch’io ho solo letto i racconti di quegli ardimentosi che ne compirono le prime salite, per poi concludersi negli anni 70 con le salite di Francione e Guala e di Galbusera e compagni, ed infine, negli anni 80, con una mia via in compagnia di Simone Musazzi e una via di Aldo Granelli e Mirko Longo.

Ma a mio parere, la nascita dell’arrampicata in Valsesia va a sovrapporsi a quella dell’alpinismo e si può collocare tra la metà degli anni 70 e i primi anni 80.

Intanto bisogna capire che l’arrampicata nasce non fine a se stessa ma come allenamento e preparazione alle salite alpinistiche in roccia.

I protagonisti di quel periodo sono gli alpinisti: Danilo Saettone, Emilio De Tomasi, Tullio Vidoni, Costantino Piazzo, Gaetano Valle, Luciano Bonato, Dino Deiana ed io, a cui si aggiungono arrampicatori come Mirko Longo, Aldo Granelli e Davide Zanino, Osvaldo Antonietti e un gruppetto di giovani arrampicatori della Valsessera, che in breve raggiunge un livello abbastanza elevato. A loro, verso la metà degli anni ottanta si aggiungono nomi nuovi: Francioli, Zucchetti, Paglino, Grober, Schiavon, Zanada, Aprile e molti altri.

I primi luoghi di arrampicata, oltre alle già citate Torre di Boccioleto sono: la palestra di Fun d’Scotte, aperta nei primi anni 80 dai Finanzieri della stazione di Alagna e dalla Guida Osvaldo Antonietti, e la palestra di Ara che viene scoperta da Mirko Longo e da Aldo Granelli nel 1984.

Queste pareti vengono attrezzate con spit da 8 mm e piastrine artigianali, le difficoltà sono da subito abbastanza elevate da 5° al 7°/8°, gli attuali 6c/7a. La nascita di questi due poli di arrampicata in Valle permettono agli arrampicatori locali di non dover obbligatoriamente emigrare per arrampicare.

Ma per quello che mi riguarda, oltre alla passione per l’arrampicata su pareti attrezzate, rimane lo spirito alpinistico di apertura di itinerari in roccia di alte difficoltà in libera.

Ed è la strada che individuai sulla Parete Calva, che aveva resistito agli assalti di alpinisti famosi (negli anni 30 dai Ragni di Lecco, negli anni 60 da Giorgio Bertone, negli anni 70 da Tullio Vidoni).

La prima salita assoluta della parete viene effettuata da me e da Dino Deiana nel febbraio 1984 senza l’uso di mezzi artificiali, solo con mezzi tradizionali (chiodi per fessure, nuts e friends). Una seconda, ancora più bella e difficile via viene aperta sempre da noi e con la stessa etica nel 1985.

Su questa strada, con etica diversa (l’uso degli spit) però anche con difficoltà sempre più alte, siamo stati  seguiti da altri, Grober, Zucchetti, Zanada, Zinetti ecc.

D - Hai contribuito alla scoperta e chiodatura di falesie storiche come Ara, Laghetto: hai degli aneddoti da raccontarci in merito a tali chiodature?

R - Una curiosità su Ara: la prima via che venne chiodata fu "Tempo per respirare" e il suo passaggio iniziale, gradato 6a+, ha resistito per sei mesi prima di essere liberato.

Mentre tutte le vie sia di Ara che di Quarona (Laghetto) sono state chiodate “a mano” senza l’uso del trapano, solo con il pianta spit!

D - Se non ricordo male, nel 1988 hai chiodato a spit, partendo dal basso, la via "Sumo" alla Torre di Boccioleto. Forse la prima via lunga spittata in valle. Cosa ricordi di quell'esperienza?

R - Per essere sinceri la via “Sumo” da me chiodata con Simone Musazzi non si può considerare chiodata dal basso: solo alcuni piccoli tratti sono stati chiodati così, mentre la maggior parte sono stati chiodati dall’alto. Purtroppo non avevamo acquisito ancora la giusta mentalità.

Fu proprio quella esperienza a farmi capire che così stavo sbagliando.

D - Ci sono delle persone o dei personaggi del mondo alpinistico in Valsesia che desideri ricordare o menzionare?

R - I nomi già citati precedentemente

D - E per quanto riguarda i giovani valsesiani? Hai qualche nome da fare di nuove e promettenti leve o di persone che stanno facendo realmente qualcosa di interessante?

R - Per quanto riguarda l’apertura di nuovi itinerari su roccia, dal basso e in libera, Alberto Zucchetti è il personaggio che in questo momento si sta dando veramente molto da fare. Per il resto comincio ad essere un po’ troppo vecchio per conoscere tutti i giovani che si stanno facendo luce nel mondo dell’arrampicata e dell’alpinismo, preferisco non fare altri nomi così da non dimenticare nessuno

D - I tuoi luoghi preferiti della Valsesia?

R - La Valsesia è una bellissima valle anche se non ha zone particolarmente interessanti sia per l’alpinismo difficile, che per l’arrampicata. Per chi ama la verticale però, ci sono ancora molte pareti in alto (tra 2000 e 3000 m) da scoprire, quello è l’ambiente che amo di più. Poi ci sono i trekking nelle valli laterali meno frequentate.

D - Settembre 2005, ricorrenza del ventennale delle competizioni di arrampicata. Celebrazioni ad Arco e Bardonecchia. Tu cosa pensi del mondo delle gare di arrampicata sportiva?

R - E’ una cosa che non mi ha mai interessato, le competizioni (per quello che riguarda la montagna) non mi sono mai piaciute. Le gare di arrampicata sportiva le vedo come la ginnastica acrobatica, resto ammirato, tutto li.

D - Progetti futuri...

R - Tanti: girare ancora un po’ il mondo in posti nuovi, andare in pensione, e poi continuare ad arrampicare, finchè le forze me lo permettono.

Grazie per la preziosa collaborazione Martino e arrivederci a presto.

Un breve elenco delle attività e delle salite più importanti effettuate da Martino Moretti:

Alpi

Monte Bianco

  • Pilone centrale
  • Pilastro rosso di Bruillard via Bonatti
  • via Gervasutti alla parete est delle Grandes Jorasses
  • via Bonatti ai Dru
  • diretta americana + diretta francese ai Dru
  • via Bonatti al Grand Capucin

Delfinato

  • parete sud della Barre des Ecrins

Monte Rosa

  • via nuova sulla sud della Parrot
  • via nuova e prima ascensione sulla Bastionata della Grober
  • due vie nuove e prima ascensione assoluta sulla parete Calva (Rassa)
  • prima salita invernale alla parete nord del Tagliaferro

Alpi svizzere

  • prima invernale sulla parete nord del Fletschhorn

Alpi centrali

  • via Cassin al Badile
  • via Nosdeo Taldo al Picco Luigi Amedeo

Dolomiti

  • Via Detassis
  • Pilastro dei francesi alla Cima di Brenta
  • via degli Scoiattoli alla Cima di Fanes
  • via Cassin alla Torre Trieste

America del sud

Ande peruviane

  • Tauliraju (5830 m) via nuova parete sud
  • Artesonraju (6025 m) cresta ovest
  • Alpamayo (5950 m) via Ferrari

America del nord

Yosemite

  • El Capitan via del Nose

Asia

India - Zanskar

  • Z8 (6050 m) parte e cresta nord 1° ascensione

Karakorum

  • K2 (8611 m) sperone Abruzzi
  • Broad Peak (8048 m) parete ovest
  • Diran Peak (7266 m) cresta nord 1° ascensione in stile alpino
  • Pastore Peak (6208 m) prima ascensione assoluta in solitaria
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