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Quattro chiacchiere con Alberto

Dopo un certo periodo di latitanza riapriamo la sezione Persone e Personaggi Lo facciamo nel migliore dei modi, interpellando Alberto Zucchetti. Classe 1966, Guida Alpina dal 2001, grande appassionato di montagna e instancabile apritore di vie.

Alberto è senza dubbio un punto di riferimento in Valsesia per la chiodatura di nuove pareti e falesie. Tra le innumerevoli pareti attrezzate ricordiamo la Bastionata del Cimalegna, nella valle dell'Olen, la Bastionata della Grober, la parete dell'alpe Boracche. Non solo, la sua passione lo ha portato a viaggiare e a lasciare il segno su pareti internazionali, dal Brasile al Marocco, dalla Groenlandia al Madagascar.

Domanda - Allora Alberto, raccontami un pò la tua storia, quando hai iniziato a scalare, come ti sei avvicinato all'arrampicata:
Risposta - Beh, la mia vita arrampicatoria è cominciata piuttosto tardi all'età di 21 anni, prima ho passato gli anni di gioventù divertendomi in altri modi meno sani ma che comunque non rinnego.
Nonostante frequentassi discoteche e bar nelle sere dei fine settimana, poi la mattina seguente andavo in montagna a fare camminate per smaltire l'alcool della sera precedente e poi perché la montagna mi piaceva. Poi un bel giorno decisi di partecipare al corso di alpinismo del CAI di Varallo Sesia e da quel momento è cambiata radicalmente la mia vita. In un momento ho scoperto che non avrei più potuto fare a meno dell'arrampicata e dell'alpinismo che mi davano le giuste emozioni e sensazioni per sentirmi bene.

D - Quando hai maturato la scelta di diventare Guida Alpina?
R - Negli anni a seguire ho arrampicato parecchio e salito molte vie in montagna, sia in Italia che all'estero, condividendo la maggior parte del mio alpinismo con Paolo e mi ricordo che addirittura criticavamo il lavoro della Guida Alpina, ci sembrava brutto che qualcuno traesse un guadagno dall'andare in montagna. Con il passare del tempo capimmo che si poteva unire l'utile al dilettevole e così ora siamo tutti e due Guide Alpine.

D - Devo riconoscere che hai chiodato e stai ancora chiodando veramente molto:  riattrezzatura completa della "Falesia del Laghetto", la Bastionata del Cimalegna... ma quante sono?

R - Tra tutte le attività relative alla montagna, quella che oggi mi dà maggior soddisfazione e motivazione è l'apertura dal basso con o senza trapano (a seconda della morfologia della parete). Non sono così tante, comunque sono ormai alcuni anni che nel tempo libero mi dedico alle nuove vie, però da noi purtroppo una volta terminata la parte più bella che è la chiodatura, tocca anche pulirla e uno che non ha mai provato non se ne rende nemmeno conto di tutto il lavoro che c'è dietro ad una via nuova (per fortuna alcune di queste ci hanno graziati richiedendo meno impegno del solito). Se le pareti Valsesiane  fossero sporche  in maniera normale, ad oggi vi sarebbero sicuramente più vie, nel senso che ho ancora tre-quattro vie già chiodate ma ancora da pulire.

D - Hai un libro personale per recensire tutte queste tue aperture?
R - Beh si. Quando terminiamo una via (chiodatura, pulizia e ripetizione con gradi) faccio una relazione scritta con descrizione, schizzo e tutti i particolari necessari per una ripetizione.
Adesso ho più cantieri aperti e mi dedico in alternanza per rendere anche meno monotono il lavoro per cui tengo delle schede appartenenti ad ognuno di questi ed ogni volta che vado a fare qualcosa lo annoto su queste schede che mi tornano utili per la volta successiva a sapere cosa portare e da dove continuare i lavori.

D - Chi ti aiuta e ti accompagna in queste avventure?
R - Eh! Non molti anzi direi sempre i soliti, soprattutto quando c'è da pulire. Sicuramente uno tra i più collaborativi è il "Vigile" che, seppur non abbia molti giorni da dedicare, appena può si rende disponibile, anzichè andare in falesia ad arrampicare. Anche Davide negli ultimi anni si è reso partecipe e molto attivo, poi lo "Zizo" di tanto in tanto come anche Boris e poi molte volte da solo. Questa attività non entusiasma molto e molti, come biasimarli. Innanzitutto, quando si chioda si entusiasma solo chi va da primo mentre chi assicura passa la giornata con le corde in mano e a farsi venire un bel torcicollo, poi magari la volta dopo fai il manovale per l'intera giornata a zappare e spazzolare... niente, ci devi essere appassionato.

D - Il tuo stile preferito di aperture?
R - Quando abbiamo iniziato a chiodare vie dal basso con il trapano non avevamo punti di riferimento sulla tecnica e sui materiali. Il buon "Pelli" in Ossola, aveva già chiodato alcune belle vie con questo stile, però io ho iniziato in modo diverso, a cominciare dal tipo di trapano, a come utilizzarlo etc. e poi ogni volta era una prova e subito dopo facevo alcune modifiche e così, di volta in volta fino ad oggi, che ancora continuo a fare modifiche anche se oramai penso siano  veramente delle finiture. Ora: lo stile di apertura che preferisco non c'è, nel senso che mi piacciono un pò tutte le arrampicate, dalle fessure alle placche, fino all'artificiale, l'importante è che la roccia sia decente, per cui mi diverto un pò ovunque. Certo che se apri una via dove c'è da integrare con protezioni veloci è più completa, ci saranno placche chiodate a fix e fessure da attrezzare. Perfetto!

D - Se non sbaglio hai collezionato viaggi e aperture di nuove vie anche all'estero: ce ne vuoi parlare?
R - Si, viaggi ne ho fatti molti e forse senza di questi ora avrei un pò di soldi in più ma le esperienze che ho vissuto sono impagabili. Viaggiare, visitare posti nuovi e vivere un'avventura di una nuova via per me sono esperienze creative e uniche che ti lasciano poi dei ricordi intensi e profondi. Abbiamo aperto una via in Groenlandia, tre in Marocco, una in Brasile, due in Madagascar, una in Venezuela. Per ognuno di questi posti ci sarebbe da scrivere un libro.
In Groenlandia eravamo due italiani, due scozzesi e un'austriaca (come una barzelletta). Abbiamo aperto una via di 800m fino alla vetta, senza però partire dalla base vera e propria perché era sommersa per 120m sotto il mare!! Incredibile, una parete alta 800m e larga almeno altrettanti tutta per noi, senza nemmeno una via, come incredibile che non siamo morti annegati già la prima notte di navigazione con quella barca di 9m in mezzo ad una tempesta in balia degli eventi e di uno skipper fuori di melone.
In Brasile abbiamo scalato il Pan di Zucchero, il Corcovado e poi una via nuova di 500 m nella valle Los Tres Picos. Esperienza completamente diversa ma anche questa unica nel suo genere, perché abbiamo conosciuto una nuova cultura di arrampicata evolutasi indipendente nel suo mondo e poi personaggi incredibili come Sergio Tartarì, uno dei più forti scalatori del Brasile, con il quale abbiamo aperto "Brasitalia".
In Madagascar ci sono stato tre volte. La prima insieme allo "Zizo" nel 2001 era da poco tempo che erano passati di lì Gargitter, Larcher, Piola e Motto a lasciare il loro segno e noi andammo a far visita a quei posti ammaliati dalla bellezza delle foto e dai racconti di Piola e Motto. Fu un'esperienza molto bella perché anche li era tutto nuovo, poco turismo, valli selvagge (anche se da poco, dopo le prime chiodature, dei francesi hanno attrezzato delle aree campeggio con addirittura bungalow e ristorante) e poi tante pareti di roccia granitica fantastica. In quel tour abbiamo ripetuto un pò di vie divertendoci, soprattutto perché arrampicatori ce ne sono praticamente 3-4 in tutta l'area.
Nel 2004 siamo tornati ed abbiamo chiodato "Avanà" e tante nuove vie avevano preso vita dal 2001 in poi. Successivamente, nel 2006 siamo ritornati di nuovo in quelle valli, alla ricerca di una parete che io e "Stoppi" avevamo visto dalla cima del Tsaranoro ma che non siamo riusciti più a trovare (?!?), così siamo tornati nella valle del Tsaranoro ed abbiamo chiodato "Un altro giro di giostra" al Mitsinjoarivo. Oramai il numero di vie nel circondario si era espanso a dismisura, dando una vastissima scelta ai ripetitori. In questi viaggi conosci molta gente e molte realtà diverse dalla tua. Nel 2006 c'era una concentrazione di fortissimi scalatori, tutti al Tsaranoro, tra cui gli inglesi Anne e John Arran, un gruppo di francesi tra cui Dannys Roy (il quale nel periodo di permanenza ha ripetuto alcune vie per un totale di 1800m di salita fino al 7c+ e tutto a vista). Già solo "Gowanaland" 700m 7b+ max con 13-14 tiri tra il 7a/7a+ che tra l'altro, con il suo socio, l'hanno salita in giornata. Con loro siamo finiti insieme a Descansar sulle isole al nord, ad arrampicare nelle falesie attrezzate dall'inesauribile Piolà e anche lì ne abbiamo viste delle belle.
Sono stato in Venezuela, all'Acopan Tepuy, un'altra bella avventura... già per arrivarci devi prendere un piccolo Cesna con avviamento a bestemmia e volo a vista (per quel che si può!!). Siamo atterrati nell'Amazzonia, nei pressi di un villaggio indigeno, i quali ci hanno aiutati a portare tutti i carichi su vicino al Tepuy dove abbiamo allestito il nostro campo. Vivere lì non è il massimo, devi abituarti a contribuire al sostentamento quotidiano di migliaia di zanzare (!!), convivere con i mapanares (il serpente più velenoso al mondo) e scorpioni grossi come una mano (di bambino) e poi piove quasi tutti i giorni. A parte questi piccoli dettagli, la scalata è stata una figata con una roccia "very good": è nata "Hasta luego Taurepan" che è un arrivederci al popolo dei Taurepan (nome del popolo che vive nel villaggio).
Anche in Marocco è stato bello, un pò meno avventuroso perché più frequentato, però la roccia è bella e i posti anche. Le pareti più belle non sono molto alte, cosìcchè, in dieci giorni, abbiamo aperto tre nuove vie lunghe non più di 200m. Non so perché ma quando parlo di Marocco, mi viene sempre in mente il giro di due giorni nel deserto del Sahara, con i dromedari (per riposarci dopo le prime due vie) forse perché tutti e due abbiamo preso la scabbia...

D - Come vedi il futuro dell'arrampicata in Valsesia? Vedi giovani promettenti in valle?
R - Lo vedo migliorare di anno in anno. Coloro che arrampicavano 15 anni fa arrampicano ancora, chi più chi meno, e poi aumenta sempre più il numero di giovani che iniziano.
Sempre 15 anni fa, quando alla sera quando andavo alla "Falesia del Laghetto" eravamo sempre i soliti quattro gatti; questa primavera sono andato una sera e c'era più gente che al mercato, tutti ragazzi giovani e non conoscevo nessuno (questo vuol dire che gli anni passano). Poco tempo fa incontro un mio amico, che ormai anche lui non è più un giovanotto, che mi ha detto: "Deh, sono andato a fare Bella Bellissima, e qui e la, e su e giù..."  Penso non abbia mai arrampicato prima nella sua vita, anche se è sempre stato uno sportivo, comunque fa capire che sempre più gente. Ci si avvicina a questo sport e poi una persona tira l'altra e così via, fin che ci sarà più gente sulle pareti che sulle strade, naturalmente scherzo e speriamo non sia così. A me non piace arrampicare dove c'è tanta gente però in contraddizione, mi piace sapere che nelle falesie e sulle vie ci vadano in molti.
Se vogliamo far aumentare il numero di nuovi arrampicatori e far frequentare maggiormente le falesie della valle, ci si deve dar da fare innanzitutto per mantenere pulite e idonee le strutture esistenti, riattrezzarle quando non sono più sicure (abbiamo un esempio con la "Falesia del Laghetto" che prima non frequentava più nessuno ma, una volta richiodata e sistemata un pò, di colpo la frequentazione è aumentata).
Poi creare nuove palestre, lavorando bene ed imporsi di portare fino in fondo i lavori curando accesso, pulizia, chiodatura. Un'idea che mi viene in mente per iniziare a fare qualcosa di ordinato e concreto, è di creare un gruppo in valle di climber dove possono aderire tutti coloro che lo desiderano e poi, ritrovandosi periodicamente, mettere a confronto le proprie idee e iniziative di lavori per il mantenimento delle vecchie strutture e creazione di nuove. Adesso l'ho buttata lì, in maniera molto semplice, bisognerebbe pensarci su bene per formulare un sistema semplice, ordinato e costruttivo. So che non è facile, ma con un pò di buona volontà potremmo ottenere dei buoni risultati, le potenzialità in tutti i sensi ci sono.
Per quanto riguarda i giovani promettenti, ce ne sono parecchi, tutti molto forti che si allenano molto e bene  e che poi si tengono come bestie e raggiungono dei gradi molto alti nel giro di pochissimo tempo. Qui ritengo però sia  giusto fare delle precisazioni: per me nell'arrampicata bisogna dare dei valori. Ha molto più valore il grado a vista che non il lavorato (e qui non ci piove), come ancor di più è più difficile il grado in parete e poi ancor di più in parete con protezioni veloci.
Dico questo perché conosco molti giovani, di quelli forti, che tirano 7b-7c, che poi magari a vista riescono a mala pena sul 6c-7a e su parete il grado diminuisce, ancor di più se devono usare le protezioni veloci. Ne conosco pochi che mantengono bene il proprio grado su tutti i terreni (parlando di roccia), ma questo mi fa dire che uno è veramente bravo perché usa tecnica, forza e cavesa (e di quelli che conosco io nessuno è più un giovanotto). Questo per quanto riguarda l'arrampicata su roccia, mentre nell'alpinismo di giovani emergenti o quantomeno intraprendenti e ambiziosi in valle non ne conosco. Secondo me stà cambiando un pò il modo di andare in montagna ma viene sempre chiamato alpinismo. Parlando della nostra valle io mi ricordo quando ho iniziato a fare alpinismo e salivo le prime vie, sognavo di poter scalare le pareti più impegnative che hanno fatto la storia dell'alpinismo in Valsesia, quali la parete nord del Tagliaferro, la nord del Corno Bianco e poi in alto, la nord del Lyskamm, la N-E della Vincent, il Seracco Vincent, la parete Est del Rosa solo per dirne alcune. Ma quanti dei ragazzi giovani che fanno alpinismo, hanno ripetuto anche solo in parte queste vie? Si, di ragazzi  nell'ambiente ce ne sono molti di più oggi ma la maggior parte di questi va a ripetere le vie chiodate a spit su roccia perfetta, dove al primo problema butti giù le doppie e via a casa. Forse è più giusto così, perché rischiare chi te lo fa fare, è giusto divertirsi, anche se secondo me nella parola alpinismo vi è insito un certo grado di incertezza, di imprevisti e anche di rischio.
Se vai a fare per esempio la nord del Corno Bianco non trovi molti metri di roccia bella dove l'arrampicata ti prende, anzi, l'unica cosa che ti può prendere è qualche sasso che cade dalla parete e comunque nonostante il grado in libera non superi il V°, quando arrivi in cima sei bello appagato. Probabilmente tanti non conoscono nemmeno la storia di queste pareti e dei primi salitori, altrimenti se sei appassionato di montagna già solo i racconti ti stuzzicano e ti stimolano ad andarci.
La mia non vuole essere una critica, in quanto ognuno di noi è libero di fare ciò che vuole ma solo una riflessione realistica dei fatti.

D - Quali sono i tuoi luoghi preferiti della Valsesia in ambito alpinistico, di arrampicata e di trekking?
R - Beh in ambito alpinistico sicuramente il Monte Rosa anche se ora lo frequento quasi esclusivamente per il mio lavoro di Guida. Prima mi è servito molto per farmi l'esperienza: infatti ero sempre in zona, in estate ed in inverno, a ripetere vie ed anche ad aprirne alcune nuove: una tra il pilastro Vincent ed il Corno Nero, insieme a Boris. Una bella via di misto con coulotte di ghiaccio strette e sottili in un ambiente molto selvaggio (non senti passare neanche una macchina ) e poi un'altra sulla sud della Parrot, vicino alla "Via degli Alpini" anche questa di misto con prevalenza su roccia. Per l'arrampicata ho capito che mi stufo ad andare nei soliti posti, mi demotivo e a volte preferisco stare a casa a bagnare l'orto. Però se c'è un posto nuovo o una via nuova da aprire, allora l'entusiasmo mi sale dentro. Ad ogni modo prediligo i posti tranquilli con poca gente, così ti puoi rilassare e nello stesso tempo arrampicare in pace. Di trekking non ne faccio se non per lavoro, però nella nostra valle ci sono dei percorsi fantastici e mi piace proprio tanto farli di corsa, che è anche un buon allenamento (non so per cosa, visto che non faccio gare, comunque è un buon allenamento) senza preferenze, seguendo l'andamento delle stagioni, in primavera in bassa valle e man mano che arriva l'estate, verso l'alta valle.

D - Domandone del secolo: progetti futuri, vie nuove da aprire o pareti interessanti?
R - Progetti ne faccio tutti i giorni, poi solo una minima parte sono quelli che riesco a realizzare; ad ottobre andremo in Crimea ad arrampicare, sembra ci siano molte possibilità anche per aprire vie nuove o comunque per arrampicare. Vedremo.
Mentre a dicembre- gennaio abbiamo un'intenzione per il Laos, e sembra che anche li ci siano pareti lunghe con roccia bella e posti ancora da scoprire. Notizie ne abbiamo raccolte ma in questi viaggi un pò esplorativi rischi di fare nulla, devi essere molto fortunato.

D - Grazie della disponibilità Alberto, fai un saluto a tutti i visitatori di Arrampicare in Valsesia.
R - Ciao a tutti.

Si ringrazia G.A. Marco Spataro per la gentile concessione delle immagini (nda)

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The original "Davidone"... 30/01/2006

Davide Zanino, meglio conosciuto come il Davidone, classe 1963, origini valsesiane Doc (Varallo Sesia). Molti lavori svolti, ora dirigente presso l'amministrazione provinciale di Biella (Sistemi Informativi e Organizzazione), una vita fra montagne e pietre più o meno alte.

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